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Amore (s)fortunato

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Cos’è la fortuna? Per alcuni è nascere nella famiglia giusta, per altri è riuscire a cogliere i sussurri del destino o, in altri casi, riuscire a fuggire lontano da esso; ma fortuna è, per molti, nient’altro che trovare quell’unico essere che ci faccia sentire unici al mondo e che regali alla nostra esistenza la dimensione della “specialità”. Sentiamo il bisogno viscerale di auto-convincerci che la nostra vita non sia solo un caotico e casuale capriccio di Madre Natura, ma qualcosa al di fuori dall’ordinario e di non replicabile: non riusciamo e non vogliamo arrenderci all’idea, sicuramente estrema, che siamo un prodotto organico “in serie”, e l’unico modo che conosciamo per trasformarci da semplici esseri umani in spiriti immortali è cercare, trovare e coesistere accanto alla nostra “metà perduta”. Ma se le nostre azioni e le nostre omissioni dirette a tale sacro scopo riescono ad attraversare senza alcuna fatica le larghe maglie di ciò che ormai, per legge, è lecito, a vol

L'incoerenza della giraffa

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Tutti, o quasi, ci sforziamo, più o meno consapevolmente di essere e (soprattutto) di risultare agli occhi degli altri “coerenti”: agire in conformità ad un pre-impostato progetto di vita è un imperativo categorico da seguire ciecamente; ciò che risulta davvero complesso è sforzarsi, a tutti i costi, di reprimere quelle repentine (e pericolose) deviazioni verso cambi d’opinione forieri di incertezze, errori e smarrimento. La coerenza, quella anelata “costanza logica o affettiva nel pensiero e nelle azioni” (così come ci suggerisce il Dizionario Sabatini Coletti), traccia un solco sul nostro percorso, una linea guida che, se seguita, ci regala non solo una ghiotta sensazione di ordine e benessere mentale, ma anche una buona dose di ammirazione da parte di coloro che ci gravitano attorno. Eppure anche un’eccessiva dose di coerenza può risultare patologica: pensare di sapere aprioristicamente come comportarsi smettendo di interrogarsi sulla necessità o meno di seguire “il piano A

La scelta di Euridice

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Ovidio, nelle sue Metamorfosi, narra (X, 41-63): «(...) Né la regale sposa, né colui che governa l'abisso opposero rifiuto all'infelice che li pregava e richiamarono Euridice. Costei che si trovava tra le ombre dei morti da poco tempo, si avanzò, camminando a passo lento per causa della ferita. Il tracio Orfeo la riebbe, a patto che non si voltasse indietro a guardarla prima di essere uscito dalla valle infernale (...)». Di fronte ad ogni "aut, aut", innanzi ad ogni bivio, dovremmo riflettere bene prima di percorrere l'una o l'altra via: cercare di "salvare" Euridice oppure metabolizzare la perdita ed andare avanti con la propria esistenza? Rischiare tutto per ottenere ciò che vogliamo o trovare percorsi alternativi, più sicuri, che possano regalarci una qualche forma di serenità e pace? Molto più semplicemente: agire o non agire? Accade spesso questo: siamo, più o meno consapevolmente, disposti a tutto, persino ad affrontare il nostro infern

Il sentiero dorato

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La prima pioggia successiva all’estate è sempre un’esperienza emozionante e sconvolgente: la poca luce, l’aria fresca, la leggera nebbiolina nell’aria ed i profili umidi e bagnati delle case scatenano nella mente una miriade di sensazioni e milioni di interrogativi. Il passato inizia a sbiadire per lasciare il posto all’ hic ed al nunc .    Molti obiettivi sono stati faticosamente raggiunti, molti nodi sono stati sciolti, parecchie lezioni sono state archiviate nelle cassette di sicurezza della nostra anima…eppure permane quella sensazione di vuoto, di limbo, di smarrimento che spaventa e scoraggia anche  i sopravvissuti più coraggiosi. I trenta, soprattutto al giorno d’oggi, sono gli anni della disillusione, della lacerazione del velo di Maya, della confusione e del tormento, dell’oscillazione, incessante e cadenzata, tra gli alti vertici di due alte piramidi lastricate di sogni e desideri; e sotto di noi il vuoto, una massa, un groviglio, un insieme di nodi paurosi e colora

L'ottavo vizio

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Ci hanno sempre raccontato che i vizi capitali, così come i giorni della settimana e le ore che servono per digerire la caponata, sono sette. Ognuno di essi costituisce un perimetro da non oltrepassare, un limite negativo da rispettare, una regola di comportamento da osservare per non cadere nel "peccato". Tutti assieme costituiscono quindi le invalicabili colonne d'Ercole della decenza e del buon gusto, e nessuno, proprio nessuno, riceverà in premio un poema epico qualora tentasse di oltrepassarle. In questi ultimi, caotici e confusi giorni in cui, finalmente, dopo anni di sacrifici e di rinunce, ho conseguito la tanta agognata laurea, mi sono reso conto di come, a ben vedere, a quell'elenco dovrebbe essere emendato ed aggiornato con un ottavo vizio: il dare per scontate le persone che amiamo.  Probabilmente nessuno ha mai pensato di inserirlo in quella lista a causa dell'assenza di una sola parola che possa racchiudere il concetto...anche perché, a be

Silenzi Immortali

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Ci sono momenti in cui tutto ha perfettamente senso, istanti in cui ci sentiamo così persi da renderci conto che non abbiamo bisogno di una direzione, di uno scopo, di un motivo per esistere. Facciamo parte di un immenso progetto anonimo, di un piano non scritto, di una mappa senza bordi e senza legenda che mette paura e crea un disordine che non siamo in grado di accettare. È quando smettiamo di chiederci  chi  siamo che comprendiamo però  cosa , infinitesimamente ed irrimediabilmente, siamo: la somma di luoghi e tempi lontani e presenti, atomi che contengono altri atomi, corpi tenuti assieme da materia e sentimenti, da pelle ed amore, da immaginazione e ossa.  Costruiamo gerarchie, scale, palazzi, usi sociali, vincoli e giudizi atti a discernere, a discriminare il bene dal male, quel bene che appaga i più, o forse pochi, ma che tutti siamo obbligati a seguire per sfuggire all'estinzione, alla stessa rassegnazione di essere, forse, solo  noi . Tentiamo di ordinare questa