Silenzi Immortali
Ci sono momenti in cui tutto ha perfettamente senso, istanti in cui ci sentiamo così persi da renderci conto che non abbiamo bisogno di una direzione, di uno scopo, di un motivo per esistere. Facciamo parte di un immenso progetto anonimo, di un piano non scritto, di una mappa senza bordi e senza legenda che mette paura e crea un disordine che non siamo in grado di accettare.
È quando smettiamo di chiederci chi siamo che comprendiamo però cosa, infinitesimamente ed irrimediabilmente, siamo: la somma di luoghi e tempi lontani e presenti, atomi che contengono altri atomi, corpi tenuti assieme da materia e sentimenti, da pelle ed amore, da immaginazione e ossa.
Costruiamo gerarchie, scale, palazzi, usi sociali, vincoli e giudizi atti a discernere, a discriminare il bene dal male, quel bene che appaga i più, o forse pochi, ma che tutti siamo obbligati a seguire per sfuggire all'estinzione, alla stessa rassegnazione di essere, forse, solo noi.
Tentiamo di ordinare questa realtà per paura che essa sprofondi in quel caos stellare che ci ha generati: riusciamo a salvarci quel tanto che basta per non sentirci schiacciati dal peso di un senso comune viziato e traviato dalle nostre imperfezioni e dalle nostre debolezze, obeso divoratore di sempre nuovi e sfiziosi valori da dimenticare e sacrificare.
Dobbiamo tutti recitare una parte, vivere, sopravvivere, regalarci scopi e motivazioni, amori ed esperienze, odio ed incoerenza, legami ed adii, appellativi e mestieri, case e lacrime, inverni e sorrisi, silenzi ed orgasmi, ma senza dimenticare mai che il senso della nostra esistenza è solo quello di persistere in dimensioni, in tempi ed in spazi che non hanno significati certi o definibili, ma che semplicemente hanno l'abitudine di esserci, di fornirci un confuso scenario all'interno del quale operare le nostre scelte ed accumulare preziosi insegnamenti da cedere ai futuri abitanti delle nostre eterne e caleidoscopiche ceneri immortali.
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