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Visualizzazione dei post da novembre 4, 2018

Agrifogli vagabondi

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Ho sempre pensato che i fiori siano delle innocenti vittime della nostra vanità: imbellettati, lucidati, coperti di brillantini ed infine incelofanati, si trasformano in vettori di scuse e promesse, spesso tali solo nella forma visto che i significati più autentici, in questa società 2.0, fanno sempre più fatica ad essere incapsulati nelle parole "giuste". Quando scorgiamo un quid che colpisce i nostri occhi avidi di bellezza, il primo istinto è quello di farlo nostro, di catturarlo, di tenerlo con noi per sempre (o così crediamo inizialmente): i bambini, quando vedono un nuovo giocattolo in un negozio, restano come incantati da quel caleidoscopio di rumori; provare a separarli dall'oggetto del desiderio li porta a strillare ed a disperarsi perché avvertono l'intima incapacità di non poter vivere senza quel balocco. Lo stesso, e spesso facendo molti più capricci del più viziato dei lattanti, facciamo noi adulti con le relazioni: quando incontriamo qualcuno che