L'incoerenza della giraffa
Tutti, o quasi, ci sforziamo, più o meno
consapevolmente di essere e (soprattutto) di risultare agli occhi degli altri “coerenti”:
agire in conformità ad un pre-impostato progetto di vita è un imperativo categorico
da seguire ciecamente; ciò che risulta davvero complesso è sforzarsi, a tutti i
costi, di reprimere quelle repentine (e pericolose) deviazioni verso cambi d’opinione
forieri di incertezze, errori e smarrimento.
La coerenza, quella anelata “costanza logica o
affettiva nel pensiero e nelle azioni” (così come ci suggerisce il Dizionario Sabatini
Coletti), traccia un solco sul nostro percorso, una linea guida che, se
seguita, ci regala non solo una ghiotta sensazione di ordine e benessere mentale,
ma anche una buona dose di ammirazione da parte di coloro che ci gravitano
attorno.
Eppure anche un’eccessiva dose di coerenza può
risultare patologica: pensare di sapere aprioristicamente come comportarsi
smettendo di interrogarsi sulla necessità o meno di seguire “il piano A”
trasforma un indubbio, raro e prezioso pregio nel suo contraltare, cioè in
rozza superbia.
Agire in perfetta assonanza con il proprio modello
di vita è sicuramente fondamentale, soprattutto se non si vuole vivere immersi
in quel perenne senso di indeterminatezza che alla lunga logora animo e corpo…ma
ambire alla fissità fine a se stessa o al rispetto di pre-leggi (interiori)
approvate ed entrate in vigore in un contesto storico-individuale completamente
differente rispetto al momento in cui esse dovrebbero essere applicate, è
davvero garanzia di successo?
Se è vero che non ci si bagna mai due volte nella
stessa acqua di un fiume, è anche vero che l’essenza stessa della vita è in
continuo mutamento: l’evoluzione, più o meno lenta, di ogni essere vivente mette
sotto scacco l’idea di “coerenza” propriamente detta.
La giraffa dal collo corto ci ha insegnato che ogni
essere, più o meno dotato di una moltitudine di cellule o della capacità di ragionare,
ha bisogno di sapersi adattare ad uno spazio circostante che è in continuo
mutamento: vivere ed esistere all’interno di un determinato habitat, a ben
vedere, vuol dire anche rischiare di cambiare tutto e significa quindi
accarezzare l’idea che il vero errore potrebbe essere causato proprio dalla
nostra ottusa incapacità di allungare il collo verso quei germogli, mai
assaggiati prima, che riusciranno non solo a saziare la nostra momentanea
curiosità, ma anche ad assicurare la nostra stessa sopravvivenza.
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