La scelta di Euridice

Ovidio, nelle sue Metamorfosi, narra (X, 41-63): «(...) Né la regale sposa, né colui che governa l'abisso opposero rifiuto all'infelice che li pregava e richiamarono Euridice. Costei che si trovava tra le ombre dei morti da poco tempo, si avanzò, camminando a passo lento per causa della ferita. Il tracio Orfeo la riebbe, a patto che non si voltasse indietro a guardarla prima di essere uscito dalla valle infernale (...)».

Di fronte ad ogni "aut, aut", innanzi ad ogni bivio, dovremmo riflettere bene prima di percorrere l'una o l'altra via: cercare di "salvare" Euridice oppure metabolizzare la perdita ed andare avanti con la propria esistenza? Rischiare tutto per ottenere ciò che vogliamo o trovare percorsi alternativi, più sicuri, che possano regalarci una qualche forma di serenità e pace? Molto più semplicemente: agire o non agire?

Accade spesso questo: siamo, più o meno consapevolmente, disposti a tutto, persino ad affrontare il nostro inferno personale, pur di raggiungere l'oggetto (o il soggetto) del nostro desiderio; ma quello che non mettiamo quasi mai in conto è quanto profonda, radicata, sensata e fondata sia la nostra voglia di raggiungere quell'obiettivo. 

Orfeo, impaziente e sicuro di sé com'era, ha preferito agire senza riflettere, senza comprendere appieno la sua scelta, sbracciandosi e rischiando addirittura la vita pur di raggiungere la sua neodefunta amata. 
I dubbi, quelli che lo hanno sconfitto pochi istanti prima di conquistare la felicità, facendogli decidere di girarsi per guardare Euridice, sono tornati a galla proprio quando sembravano definitivamente annientati. Bastava poco, eppure quell'omissione, quella non-azione, è stata, per il nostro eroe, semplicemente insostenibile, e questo perché la decisione di salvare la sua dolce metà è stata presa sotto l'impulso di un momentaneo ed ingannevole bisogno di amor (proprio).  

È vero: quando si ama qualcuno non bisogna mai pensare al proprio tornaconto, bisogna donarsi senza "se" e senza "ma"...eppure la linea che separa l'altruismo dall'autodistruzione è molto sottile. Amare vuol dire dare e darsi, darsi incondizionatamente, ma amare chi non riuscirà mai a smettere di voltarsi indietro ad ogni passo ci porta o ci ri-porta in quell'inferno dal quale speravamo di fuggire. 

Euridice si è innamorata di un gigante dai piedi di argilla, incapace tanto di sostenere il peso delle proprie decisioni, quanto di salvare un'anima buona che, forse troppo ingenuamente, non ha mai pensato di essere perfettamente in grado di salvarsi da sola. 

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