C'è spazio sul comò
Siamo abituati a paragonare e rapportare le nostre azioni in riferimento ad unità di misura che, in quanto tali, riteniamo perfette ed immutabili: metafisici pilastri sui quali si regge una nostra realtà ideale che aspiriamo a conquistare e possedere, così da farla nostra per sempre. Noi esseri umani siamo fatti così: per sopravvivere abbiamo bisogno di scomporre il mondo in categorie concentriche così da riuscire a ricomporlo quando, a causa di eventi catastrofici, rovinosamente cade a pezzi, creando una confusione ed un disordine che reputiamo inaccettabili. Una materialità stirata ed inamidata, la nostra, riposta ordinatamente in una miriade di cassetti, scaffali, armadi e contenitori che a loro volta contengono altri cofanetti, altri scrigni, tutti riempiti di pensieri e idee a volte importanti, altre sacrificabili e dozzinali. Insomma, scomporre la realtà ci serve per comprenderla, ma pensare che la realtà viva in una dimensione di perfetta scomponibilità è pura follia. Non pos