Prometeo innamorato
Ho sempre provato un forte senso di sgomento nel chiedere aiuto. Quando ci si mostra vulnerabili, indifesi e bisognosi di cure, di solito si finisce o con il dover ricucire frettolosamente le proprie ferite per bloccare lo sgorgare di quel sangue che scuote l'animo del nostro povero interlocutore, oppure con il trasformarsi nel povero Vladimiro di turno che attende invano sul palco, pur sapendo che nessun Godot verrà mai a salvarlo. La realtà nella quale viviamo e della quale facciamo inesorabilmente parte, fa riecheggiare nell'aere la solita vecchia nenia: "bisogna salvarsi da soli perché ad ogni isola che si rispetti deve interessare soltanto essere ed avere". Chi sta affondando merita di affondare, di sparire, di fare posto al nuovo arrivato che velocemente ergerà mura, castelli e cittadelle, provando a sfiorare il cielo, provando a raggiungere vette che hanno il sapore del paradiso. All'inferno resta chi non riesce a salire su questo treno in corsa che è il no