Morale "overrated"

Resto sempre alquanto basito quando, fatto il pieno di faciloneria , superbia e frasi fatte, si prova a discettare di concetti complessi ed arzigogolati quali l' etica e la morale cercando in tutti i modi di trasformarli in sterili contenitori di frustrazioni, insicurezze ed (ingombranti) manie di grandezza. 

Questi due vocaboli, da alcuni autori utilizzati quali sinonimi, da altri invece percepiti in una relazione di generale/particolare, indicano l'insieme dei comportamenti, degli usi, dei costumi e dei modi di vivere di un popolo. Fare discorsi sulla morale (o sull'etica) vuol dire quindi chiedersi "cos'è il bene?", "cos'è giusto?", "qual è il fine ultimo di tutte le nostre azioni?". 

Cercare di dare soluzione a tali quesiti impegna gli esseri umani fin da quando essi hanno iniziato a percepirsi come essere senzienti e consapevoli di esistere, ed è proprio il tentativo di dare risposta a queste domande ad aver reso famosi, tra gli altri, autori quali Socrate, Platone, Aristotele, S. Agostino, S. Tommaso d'Aquino, Machiavelli, Erasmo da Rotterdam, Spinoza, Leibniz, Kant, Schopenhauer, Nietzsche, Fuller e (ovviamente) tanti altri.

Difficile, se non impossibile, è ricercare e trovare un minimo comune multiplo che faccia tutti contenti...ma quel che più semplicemente mi chiedo è quanto sia lecito tirare in ballo la "morale" per denigrare consuetudini erotiche altrui che semplicemente non fanno per noi.

Tutti abbiamo delle preferenze, delle necessità e delle particolarità in ambito sessuale; conoscersi e capire cosa ci soddisfa è il primo passo da compiere per approcciarsi ai partner con la dovuta serenità. Ma appurato ciò mi domando cosa spinga molti di noi a crogiolarsi nella propria concezione "sedentaria", forse ormai obesa, di erotismo al solo fine di deridere forme, desideri ed appetiti altrui: una volta trovato, sicuramente con fatica, il proprio "habitus sensualis", che senso ha pretendere di superare la prova costume con un slip più piccolo di tre taglie prendendosela tra l'altro con l'indumento in questione? 

La morale è un concetto storico-sociale e, in quanto tale, si evolve e muta in perfetta sincronia con la società stessa: in un contesto come quello attuale, che vede fondersi assieme multiculturalismo, multietnicismo e istantaneità di accesso ad informazioni che provengono da ogni parte del globo, non è forse imprudente trincerarsi dentro al proprio atollo di individualismo ed ergersi a paladini (rectius: missionari) della decenza?

Cosa dice di una persona il fatto che  essa sia più o meno sessualmente promiscua? Dove sta scritto che un utilizzo intenso degli organi genitali porta ad un indebolimento della corteccia cerebrale? Perché chi fa sesso solo a letto è degno di maggiore stima rispetto a chi preferisce farsi possedere sul tavolo della cucina? E ancora: perché far sesso con una persona per volta ci rende, quasi per magia, pii, giusti e retti? 

Conoscersi, regalarsi un "perimetro di azione" all'interno del quale trastullarci e godere come più ci aggrada è sicuramente cosa buona e giusta, ma sbirciare sulle priorità e proprietà altrui, condannandone con ferocia tanto l'ampiezza, quanto la profondità e la dimensione, non ci rende dei fini antropologi, ma solo dei ben più banali odiatori seriali dell'erba dei vicini.

L'attuale periodo storico vede come protagonista un ceppo (virulento) di "super-io" nietzschiano che tutto può e tutto sa ma non per il semplice fatto di essere finalmente riuscito a cogliere l'attimo, disconoscendo strutture e sovrastrutture etero-imposte, ma per essere stato capace di raggiungere un nuovo traguardo: l'incapacità di auto-percepirsi ignoranti e/o poco preparati su qualsivoglia argomento. Il dubbio è quindi che probabilmente stiamo solo scambiando un nostro personale, lecito e più o meno condiviso "gusto" per un buon pretesto per sentirci migliori di qualcuno riguardo ad aspetti che non dovrebbero mai essere oggetto di sentenza (fintantoché ovviamente nessuna norma penale venga violata). 

Abbiamo, chi più, chi meno, perso dimestichezza con la soave ed ormai quasi estinta arte della relatività.  

A volte basterebbe solo rendersi conto che siamo portatori di porzioni di verità tanto oggettive ed immutabili quanto la linea dell'orizzonte visibile: basta spostarsi di qualche metro per intravedere oceani di possibilità ancora inesplorate. 

(L'ermafrodito dormiente, Palazzo Massimo, Roma)

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