A.A.A. "omotolleranza" cercasi

Pioveva. Dovevo sbrigarmi a raggiungere casa visto che avevo già le scarpe zuppe. Un venditore ambulante, sorridente e sereno, al riparo sotto una tettoia, cercava di stipulare una tregua con il cielo plumbeo e iracondo, lanciandogli sguardi cordiali e affettuosi. Correndo non mi accorgo di aver preso in pieno una pozzanghera. Impreco. Raggiungo casa e mi chiedo: si può imporre la tolleranza?
Sono perfettamente consapevole del fatto che la domanda ha poco, se non nulla a che fare con lo scenario che i miei occhi avevano di fronte, ma sono fatto così: dolcemente bipolare.
In questi giorni assistiamo a coraggiose affermazioni dell'attuale Pontefice, Papa Francesco, che impressionano soprattutto le famiglie cristiane: si parla, ad esempio, di "sfide educative", e non di malattie, rispetto a temi scottanti come le unioni omosessuali, e il fatto che ci si interroghi, con una buona dose di umiltà, su quale sia il modo migliore per annunciare l'insegnamento di Cristo ai figli delle coppie separate, senza emettere sentenze definitive (di condanna), è il segno che forse qualcosa sta cambiando anche fra i più conservatori tra i conservatori.
Personalmente apprezzo questo sforzo, questa tensione ad una concezione più moderna, concreta ed attuale della società; al contempo non so dire quanto durerà, ma spero che non si tratti di un fenomeno passeggero legato al deficit di adesioni a questa antica associazione.
La mia domanda probabilmente è figlia di queste notizie, ma possiede nel suo intimo un quid pluris: appurato che la maggior parte del pianeta si sta muovendo verso concetti di "comprensione del diverso" non più (o non solo) di ordine macroscopico, ma da declinare su date singolarità, quanto è lecito imporre queste idee di libertà? In fondo l'imposizione di un qualcosa non è il frutto più evidente della negazione della libertà stessa?
Ovviamente non è discorso fatto da una finestra che integra una figura di "imposizione"; le mie paure riguardano ipotesi differenti, tra cui, in primis, lo scontro tra cultura di un popolo e diritti globalizzati. Annientare concetti e concezioni che ci risultano sgraditi, in astratto, potrebbe voler dire apertura a quei fenomeni virali e dannosi che sono l'omologazione e la dittatura di opinione.
Probabilmente la contraddizione è solo apparente. In fondo il fine, solo in questo caso, potrebbe giustificare il mezzo: forse il fatto di volersi sforzare nel convincere gli altri, "i normali", che due ragazzi mano nella mano non sono un pericolo per la pace, è solo un dovere morale e non un modo per imporre le proprie convinzioni a qualcuno.
Nessuno può uscire da se stesso e farsi giudice terzo e imparziale delle proprie convinzioni; come direbbe Kolakowski: "Non esiste una visione astorica della storia, non c'è una verità indipendente dalla situazione in cui viene assimilata, cioè slegata dalla creatività mai imparziale del genere".
Questi ragionamenti insomma non offrono certezze, ma succulenti dubbi. Mi chiedo infatti e ancora: se non si lotta per affermare la necessità di un dialogo con il prossimo, con il diverso, e anche con il "cattivo", su quale campo di battaglia potremmo mai scontrarci? Non è restando in trincea che si vincono le guerre, è duellando che si può rischiare di vincerle. Non ha senso morire di dubbi per paura di essere uccisi dalle più o meno probabili certezze altrui.
Riflessioni ipercaloriche e pingui le mie, come i piatti che in questi giorni i palati dei più fortunati hanno avuto il privilegio di gustare.
Se fossimo tutti "omotolleranti", con identiche idee comuni su cosa voglia dire "rispetto", sarebbe tutto più facile; ma così non è, quindi bisogna collidere, come atomi impazziti, anche per scegliere l'unità di misura di questi controversi sentimenti umani.
Con la speranza di non essere risultato indigesto, vi porgo i miei Auguri per queste ultime ore di festa che stanno per essere portate via da un'anziana saggia con le scarpe tutte rotte.



A presto blog, a risentirci miei lettori.

Commenti

  1. Quando si smetterà di parlare di "coppia gay" e dire "coppia", quando non ci saranno i "matrimoni gay", ma "matrimoni", quando non esisteranno i "baci gay", ma i BACI.... e quando l'amore omosessuale non sarà più Scandalo perche è AMORE, lì arriveremo al progresso, alla pace, alla serenità di tutti gli esseri umani.
    - un etero di nome andrea

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  2. Grazie Andrea, il tuo commento arricchisce questo articolo con una massima che tutti dovremmo tenere a mente.
    Alla prossima.

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