Panettiere informate sui fatti

- "Buon giorno, vorrei una bolognese da portare via, grazie."
- "Sei uno studente universitario vero?"
- "Ehm, già...si vede?"
- "Avete tutti barba lunga ed aria stressata, vi si riconosce facilmente!"

Lei, una commessa giovane e sorridente, con i capelli neri e gli occhi nocciola; io, un ragazzo affamato ed imbronciato, con la barba troppo lunga e le mani sporche di penna blu.
Noi studenti siamo un po' una categoria a parte: non siamo più bambini ma non siamo ancora adulti; siamo buoni per accompagnare le nonne a fare la spesa o per andare a pagare la bolletta ma non siamo ancora presi sul serio quando mettiamo a disposizione le nozioni che abbiamo appreso; siamo troppo grandi per non sapere quando cambiare l'olio alla macchina, ma troppo piccoli per spostarci da una città all'altra senza che mamma chieda a Gesù, Giuseppe, Maria ed a tutti i santi di proteggerci durante il tragitto, nemmeno portassimo l'Unico Anello al monte Fato inseguiti dai Nazgûl. 
Sopravviviamo in un limbo che accoglie tutti coloro che sono armati di soli evidenziatori e post-it, combattenti valorosi e scaltri che lottano per sconfiggere il "mostro di fine livello", così da completare il gioco e tuffarsi nell'autocompiacimento più sfrenato. 
Tra un "Quante materie ti mancano?" ed un "Eh, ma il peggio deve ancora venire", contiamo, giorno per giorno, le materie che ci mancano per raggiungere la tanto agognata meta, esponendo, sulla scrivania, i libri da studiare e riponendo, sulle mensole più alte, quelli già sottolineati; domeniche, giorni festivi, pranzi con i parenti ed uscite serali sono tutti i dati di un complicato algoritmo, da noi stessi creato, che genera, in tempo reale, la soluzione da applicare per non restare indietro con il carico di lavoro; ogni telefonata ed ogni messaggio, apparentemente innocui, sono un momento di ripasso e di confronto perché mai la mente di uno studente  riesce a non pensare a quanto ancora c'è da capire ed a quanto poco tempo ci sia per farlo.
Tutto questo un giorno finirà e, probabilmente, ci mancherà, ma fino ad allora la caccia ai cfu non si fermerà mai, neppure per un attimo, neppure con la febbre e men che meno durante quelle che "gli altri", quelli che sono estranei al nostro mondo, definiscono vacanze. 
Cari compagni di (dis)avventura, non scoraggiamoci e tentiamo di non perdere né il senno, né gli stimoli durante questo faticoso percorso: abbiamo la fortuna di trovarci in cima ad una vetta dalla quale riusciamo a scorgere tutta la strada già fatta e quella ancora da percorrere...e da quassù tutte le difficoltà appaiono microscopiche rispetto alla vista, a 360°, di una vita, passata e futura, da ammirare con gioia e speranza, ma anche con una generosa dose di ambizione.

(Veduta di Catania dalla Facoltà di Giurisprudenza)

A presto blog, a risentirci miei lettori.

Commenti

  1. Concordo su questa sorta di "limbo" in cui noi studenti siamo intrappolati: non siamo considerati né adulti né troppo giovani.
    C'è da dire che l'università ci prende molto tempo e gli adulti spesso ci rispondono dicendo "Eh non lamentatevi perché voi non lavorate: studiate solo quelle quattro cose!", non sapendo che in realtà a volte studiare (=stare con la mente sempre su quella materia, pensare ad esami ed appelli, organizzare la giornata al minuto, suddividere il tempo nelle sessioni d'esame) è molto più faticoso del semplice lavorare. Loro hanno ferie e weekend liberi, noi no. ;)

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    1. Esatto Anto, dici bene: non riuscire a staccare il cervello è un po' una tortura...ma necessaria.

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  2. Mi è piaciuto molto quando hai parlato dell'ambizione: quando viene mixata con passione e dedizione si può fare qualsiasi cosa. E alla fine così anche la fatica e i sacrifici per studiare vengono ripagati, e questa prospettiva è un'ottima motivazione!
    Bravo Giò :)

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    1. Come sempre "In medio stat virtus": ambizione e modestia devono lavorare assieme per portare ad un equilibrio benefico.
      Grazie mille Pietro.

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  3. Siamo una categoria (per alcuni) solo perché siamo in molti. Sempre per questi ultimi siamo in difetto; dovremmo sbrigarci perché siamo un peso che grava sui nostri cari e loro in quanto genitori si sentono in dovere di analizzare la dichiarazione dei redditi. Non credo sarebbe tanto (quanto la nostra) educata la loro reazione se chiedessimo loro il perché di un ritardo nel pagamento di una bolletta o pretendessimo che facessero maggiori sforzi fisici perché non coincidenti con la nostra concezione di lavoro. L'unica frase da dire in questi casi è SUCA.
    vostro anonimo.

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    1. Caro Anonimo, come spesso accade hai ragione! La pazienza non sempre serve, a volte è più efficace una risposta secca e decisa...ma questa lasciamola come extrema ratio magari :) Un giorno saremo degli adulti comprensivi grazie a tutto questo "esercizio" che stiamo facendo da giovani: possiamo imparare qualcosa da qualunque avvenimento, anche da quelli negativi.
      Un abbraccio, Grazie per il tuo commento.

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