Dillo con una scusa

Quanto è complicato essere sinceri?
Sicuramente tanto. D'altronde non a caso si parla di "scomode verità" e di "comode bugie".
Mentire è la via per una risoluzione semplice di ogni problema. Ma siamo sicuri che turlupinare qualcuno non crei più disagio a noi stessi che all'inconsapevole destinatario?
Prima di poter ingannare chicchessia in primo luogo bisogna prendere in giro se stessi, è necessario calarsi nella parte. Certo, si può "vincere", si può vivere tutta una vita con le "maschere di Pirandello" saldamente incollate al viso, ma ogni menzogna cessa di esistere con la nostra dipartita, e nemmeno la morte, a mio avviso, può annientare i nostri umani e irrinunciabili sensi di colpa.
Detesto tutto ciò. Anche a me capita di camuffare la verità, ma lo faccio solo in casi estremi: preferisco esistere faticosamente perché sono certo che me ne andrò serenamente.
Espressioni come "non ce la faccio" ed "ho tanti difetti" non sono meri atti di modestia a mio avviso, non quando li si assumono come politica esistenziale: ogni homo sapiens sapiens è pieno di difetti, ma per fortuna molti di loro non si arrendono, ma combattono per annientarli. Abbandonarsi all'evidenza dell' "essere fatti male" non è altro che una scusa, un capriccio, un modo per continuare a vivere il più comodamente possibile.
Non posso dire di essere un paladino della giustizia, ma un piccolo combattente silenzioso sì: ho abbastanza autostima da rendermi conto che non sono poi da buttar via, ma al tempo stesso cerco, tutti i giorni, e faticosamente, di perfezionarmi, perché alla perfezione non c'è mai limite, ed anche se è ovvio che non la raggiungerò mai, il fatto di tendere ad essa mi fa sentire "utile". La mera sopravvivenza mi ucciderebbe insomma più di una malattia.
Probabilmente molti vedranno in questo articolo intenti autocelebrativi. Vi assicuro che non si tratta di questo (ma liberissimi di non credermi). Se scrivo ciò è perché credo fermamente che la verità non sia un bene di lusso, tutti possiamo permettercela. È vero, può fare malissimo, ma la sensazione di pulizia e di pace che regala giustifica, nella stragrande maggioranza dei casi, l'eventuale dolore più o meno momentaneo che provoca.
Non incolpiamo le nostre colpe, accusiamo piuttosto noi stessi per non avere l'intenzione di lasciarle andare: sono compagne di viaggio sicuramente divertenti, ma che di certo coglieranno, appena possibile, l'occasione per tradirci quando più avremo bisogno di loro.



A presto blog, a risentirci miei lettori.

Commenti

  1. "Preferisco esistere faticosamente perché sono certo che me ne andrò serenamente" questa frase mi colpisce in modo dritto e doloroso, uno schiaffo secco in pieno viso, perché è la filosofia che dovrebbe, particolarmente in questo momento, essere basilare per la mia vita, perché sarebbe la soluzione unica e logica alla mia attuale situazione. La comodità e la facilità che ti fanno giacere in quel limbo, in quella mediocrità che ti annienta meramente a lungo andare e fa vivere una vita ovattata, senza sforzi ulteriori, ma amara e degradante. Provocare e provocarsi un dolore è un prezzo così oneroso da pagare per avere una vita cristallina? No, eppure si continua a perseverare nell'errore, mettendo le mani avanti per non restare indietro, come si suol dire. Personalmente non li vedo come intenti auto celebrativi, si chiama obiettività. Complimenti per questo post.

    RispondiElimina
  2. Grazie per i complimenti. Mi fa sempre piacere offrire uno spunto di riflessione, anche se fastidioso o doloroso. Spero che le mie parole siano state minimamente e microscopicamente d'aiuto.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Resta quello che non c'è

Consumisticamente

Apprendo