Avverbi pericolosi

Questa mattina, appena aperti gli occhi, prima ancora di compiere una delle "ventisette azioni dell'uomo civile" di cui parla Stefano Benni, ho controllato le notifiche di whatsapp alla ricerca di qualcosa di più dolce del latte e caffè che da lì a poco avrei preparato.
Parzialmente insoddisfatto mi sono recato in cucina e, come tutti i giorni, ho acceso la TV sul canale 67 (Mtv Music). La canzone che trasmettevano era "Unconditionally" della bellissima Katy Perry. Mentre girovagavo per la stanza alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, mi sono fermato un attimo ad ascoltare il ritornello:

"Unconditional, unconditionally
I will love you unconditionally
There is no fear now
Let go and just be free
I will love you unconditionally."

Considerato che avevo già preso il primo caffè sono stato in grado di partorire questa domanda: io sono in grado di amare qualcuno incondizionatamente?
Se parliamo di rapporti di coppia, probabilmente la risposta è no.
La mia formazione liceale mi ha offerto molti esempi di donne e uomini che, nelle loro opere, hanno amato a dispetto di ogni "ma" e di ogni "se". Ora, per quanto io apprezzi moltissimo le poesie di un Catullo, nessuno mi leva dalla testa che questo concetto dell'amore incondizionato porta all'autodistruzione. Non condanno coloro che riescono a provare qualcosa di simile, ma purtroppo il mio spirito di autoconservazione (rectius egoismo) mi impedisce di sacrificarmi per chi non mi stima o semplicemente non mi tiene nella considerazione che credo di meritare.
Sono una persona abbastanza educata, socievole ed alla mano, ma non sono per niente un altruista a prescindere: se decido di spendere il mio tempo per qualcuno è solo perché sento di essere "riamato". Capiamoci: non è questione di "do ut des", non pretendo che mi si  dia esattamente quello che io sto dando, solo bisogna sperare che io non mi accorga mai che la mia presenza venga data per scontata o, peggio, che la si pretenda.
È vero, sono molto individualista e a tratti iper-razionale, ma questo, vi assicuro, non mi impedisce di provare delle emozioni genuine e scevre da utilitarismi. Ho sempre sostenuto, e continuo a sostenere, che l'unico sinonimo della parola "amare" sia "dare".
Credo ancora in quello che ho sempre pensato, e con questo discorso non voglio ridurre il sentimento più nobile che ci sia a una prestazione sinallagmatica: si deve dare e si deve amare sempre senza compromessi, ma solo quando si sta facendo della beneficenza.
Il fatto di stare con qualcuno deve essere una libera scelta che migliora (anche se non tutti i giorni) il nostro stato d'animo, non una medicina da ingoiare. L'amore per abitudine, quello per pena e quello per "adorazione", sono solo deviazioni patologiche della noia, della misericordia e dell'ossessione. Amiamo pure insomma, ma non permettiamo mai a nessuna Lesbia di trattarci come il Gaio Valerio Catullo di turno perché, per quanto il suo dolore abbia prodotto "carmi" di immortale bellezza, oggi, nel 2013, credo sia più opportuno accogliere il consiglio, concreto e colorito quanto basta, di Luciana Littizzetto: "Ci sono cose nella vita che si risolvono solo con un vaffanculo.".



A presto blog, a risentirci miei lettori.

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