Empaticissimo me

Succede sempre così quando si leggono prodotti di qualità: immediatamente ci si trova a pensare alla propria esistenza, alle proprie esperienze ed alla strada percorsa.
Oggi mi sono imbattuto in un interessantissimo articolo scritto dal caro Pietro (che vi invito caldamente a leggere cliccando qui), e non ho potuto fare a meno di tornare indietro nel tempo, a quando ero solo un bambino pieno di indomabili capelli neri e congiuntivi.

Fino ai 10 anni il mio aspetto è stato molto, troppo, androgino: quella voce così bianca combinata a dei lineamenti delicati ed occhi grandi, hanno sempre portato l'interlocutore a fermarsi davanti a me per qualche istante prima di pronunciarsi sul mio genere di appartenenza. Questa paura di sbagliare e di offendermi mi causava uno strano senso di disagio e di disappunto, quasi fosse una mia responsabilità chiarire il dilemma. Avrei potuto sforzarmi di mostrarmi più virile, comportandomi "da maschio", ma proprio non riuscivo a sputare a terra o a dire parole che reputavo oltremodo sconvenienti.

Questa difficoltà identificativa mi ha portato a crescere molto più in fretta degli altri bambini: già a 6 anni trovavo oltremodo noiose ed eccessivamente puerili le conversazioni intavolate durate la ricreazione dai miei coetanei. Io preferivo parlare con la maestre o, al limite, convincere i compagnetti che proprio non aveva senso essere così immaturi: ricordo ancora, ormai con un sorriso, il panico che seminai in seconda elementare quando, invasato da un anacronistico senso di concretezza, svelai a tutta la classe che Babbo Natale, così come la Befana, non esistevano affatto, e che erano i genitori a preparare i regali per i propri figli...inutile dirvi che da paladino della ragione diventai il carnefice della fantasia. Piansero praticamente tutti e le maestre furono costrette a farmi da scudo umano, così da proteggermi dai tentativi di percosse di 20 settenni inferociti.

Se ho avuto un'infanzia felice? La risposta è sì, anche se mi sono potuto permettere di vivere questa fase quando facevo già la barba e mi preoccupavo di quanti peli sul petto bisognasse avere per essere considerati fighi. Solo intorno ai 20 anni ho deciso che era arrivato il momento di rilassarsi, di ridere un po', di essere anche, nella giusta misura, frivoli, così da lasciare le riflessioni sui massimi sistemi del mondo a qualcun altro...che tanto non cadeva mica il cielo se, anche io, credevo alle fate ed alle sirene per qualche minuto, magari la sera, prima di addormentarmi.

Il punto è che io non mi sono potuto permettere di essere davvero "piccolo" perché altrimenti sarei subito stato sopraffatto da chi aspettava un qualunque segno di debolezza per distruggermi: il mio aspetto, combinato al mio disinteresse per il calcio, le figurine ed il catechismo, mi facevano apparire come una facile preda. Io ero, obiettivamente, un diverso, e di questa diversità sono riuscito a fare un punto di forza, anche perché ho avuto la fortuna di imbattermi quasi sempre in persone che, per quanto provassero a mettermi in difficoltà, sono sempre state facilmente gestibili. Non disponevo certo di muscoli, ma solo una lingua ben affilata. I bulli, invece di picchiarmi, finivano con l'essere incuriositi da me e con il rispettare quella strana creatura tanto piccola e minuta quanto "adulta" e falsamente sicura di sé.

È stato così che sono andato avanti, sfruttando una straordinaria ed innata dose di empatia (ormai, in larga parte, persa), così da trovare la chiave di volta per convincere il nemico che non avesse senso prendersela con me. In un certo senso è stato mentendo che sono sopravvissuto e sono cresciuto senza troppi traumi, fino a diventare, con il tempo, la persona che sono oggi, la stessa persona che ha compreso quanto sia molto più bello lasciare trasparire tutto di sé, sia nel bene che nel male.
La mia fanciullezza, iniziata circa otto anni fa, non è ancora finita, e probabilmente, durerà ancora qualche decennio: ci ha messo un po' ad arrivare, ma ora che l'ho finalmente catturata, dopo averla tanto attesa, non lascerò che bulli, malpensanti, omofobi, nemici, invasati, fondamentalisti e filistei 2.0 me la portino via.

Ognuno è ciò che è, e non dovrebbe mai essere costretto a difendersi con le mani o con la mente. La speranza è che le nuove generazioni crescano libere da preconcetti e pregiudizi e che, contestualmente, quei meschini soggetti che hanno fatto dell'odio per il diverso il proprio vessillo, si estinguano implodendo nel liquame del quale sono composti per il 90%.

Ricordate: #lamorefaquelchevuole, e chi non vuole accettarlo farà bene a farsene una ragione.


A presto blog, a risentirci miei lettori.

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