Uomo-fobia

Da qualche anno a questa parte ho assistito al moltiplicarsi esasperato delle "giornate mondiali" dedicate ai più svariati argomenti. 
Oggi, 17 maggio, ad esempio, è la nona giornata internazionale della lotta all'omofobia e alla transfobia. Il fatto che non siano passati nemmeno dieci anni dalla sua solenne proclamazione mi fa rendere conto quanto, un tema così "antico" e per nulla innovativo abbia ancora le fattezze di un bimbo in età scolare che ancora ha tanto da imparare prima di poter essere preso seriamente dai "grandi".

Károly Mária, uno scrittore ungherese del XIX secolo, nei suoi "Studi sulla psicologia sessuale", ci ha rivelato che: «La parola omosessuale è stata inventata nel 1869 da un medico ungherese chiamato Benkert, che scriveva sotto lo pseudonimo di Kertbeny.».
Il termine è stato definito "un neologismo impuro", composto dal suffisso greco omoios = lo stesso, e dalla parola latina sexus = sesso. 
Vista come patologia fino al 1973, anno in cui fu rimossa dal DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), oggi è definita come "una variante naturale del comportamento umano che implica l'attrazione sentimentale e/o sessuale tra individui dello stesso sesso." (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera). 

Noiose ma utili definizioni a parte, quello che mi chiedo è quanti, nel 2015, riescano ad associare al concetto di omosessualità quello di comportamento umano "naturale".
Premesso che anche la "naturalità" di una sostanza non può essere una garanzia assoluta di "sanità" (la cicuta non era mica una metanfetamina cucinata in laboratorio, eppure ha fatto fuori Socrate), il problema, a ben vedere, è sempre quello: l'utilizzo improprio delle categorie:  gay, naturale, strano, diverso, normale...son tutti termini che cercano di tradurre in lettere concetti dai confini sfuggenti e poco netti. 
Se per apprezzare o meno una donna che svolge duramente e con cura il proprio lavoro c'è davvero bisogno di sapere a chi dedica i suoi orgasmi, c'è davvero un problema di fondo, quello del non riuscire a sintetizzare la complessità del mondo circostante in maniera comprensibile per i nostri limitati intelletti.

Tutto quello che non capiamo ci fa paura, l'omofobia e la transfobia ne sono un esempio lampante: quanti milioni di esseri umani, nella storia, sono stati martiri sacrificati sull'altare della "normalità" imperante in quel dato momento storico? Quanti uomini, donne e bambini continuano a non riuscire a vivere serenamente a causa del loro essere protagonisti inconsapevoli dei curiosi e morbosi passanti che sperano, crudelmente, di avere una scusa in più per indignarsi durante i sacri pasti consumati la domenica mattina? Si tratta probabilmente di tentativi fallimentari e infruttuosi di elevazione dello spirito, misti ad una irrazionale fobia nei confronti dei nostri simili.
Troppi omicidi e suicidi ancora macchiano di rosso i nostri quotidiani; troppo pregiudizio avvolge ancora gli occhi impreparati e ignoranti della maggior parte di noi; troppi baci, abbracci, carezze e sguardi vengono "interrotti", come gravidanze indesiderate, per paura che, se consegnati al mondo, questi potrebbe divorarli senza pietà. 

Giornate come questa restano numeri su un calendario se non si dedica loro un momento di introspezione e di eventuale ristrutturazione delle proprie certezze: parlarne è l'unico modo per cercare di evitare che nuove vittime vengano ingurgitate da quel meccanismo perverso di "scarto del diverso" che è tipico soprattutto della specie umana. 

Sicuramente non saranno le mie parole a convertire i devoti alla discriminazione, ma credo che la paura ed il silenzio siano la linfa vitale di tutti conflitti: meglio un parere forse banale e non richiesto piuttosto che un opprimente e denso senso di indifferenza verso coloro che essendo gay, trans, etero o "normali", grazie alle loro diuturne battaglie, contribuiscono a rendere la società più civile oltre che per se stessi, anche per noi e per le generazioni del futuro. 


A presto blog, a risentirci miei lettori.

Commenti

  1. Grazie Giovanni per questo spunto di riflessione ... come sempre riesci a rivegliare noi lettori dal torpore nel quale viviamo avvolte ... la "normalità" un parola che proprio non ha nessun senso, negli anni ho imparato che non esiste la normalità, che ognuno a modo suo è normale, cosi come ognuno a modo suo è diverso ... perchè assumersi il compito di definire chi è o non è normale? non sarebbe più facile vivere la propria vita, goderne appieno e condividere con gli altri le proprio diversità? basterebbe così poco per essere tutti davvero felici ... ma siamo nati per distruggere e non per creare, per giudicare e non per accettare delle diversità ... siamo gli esseri più intelligenti, ma in realtà siamo dei grandi ignoranti ... ignoriamo come le nostre azioni, i nostri gesti, le nostre parole possono colpire, ferire, distruggere chi ci sta intorno ... "troppi baci, abbracci, carezze e sguardi vengono "interrotti", come gravidanze indesiderate, per paura che, se consegnati al mondo, questi potrebbe divorarli senza pietà" ... questa frase mi ha colpito, se solo la gente capisse che "più baci, abbracci, carezze e sguardi non interrotti, donati con amore, affetto e amicizia, accettati e non giudicati, guardati con il cuore e non con gli occhi, aiuterebbero a non avere più PAURA di quello che siamo e che sono gli altri, e renderebbero questo mondo un posto migliore." ...

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    1. Grazie a te per i complimenti e per il commento. Sono contento, come sempre, di trovarti d'accordo con me.

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  2. Sono perfettamente d'accordo con entrambi. Aggiungerei però, che la natura dell'essere umano è sostanzialmente sintetizzata nell'egoismo e che l'ignoranza è un modo di attuare questo aspetto. Se solo si provasse compassione per i gesti altrui, nessuno giudicherebbe l'altro con tanta ferocia. Questa società che impone a chiunque di primeggiare è basata sulla forza (non solo fisica) di un individuo; un uomo che si fa scudo dell'arroganza collettiva non è che un emarginato felice ed appagato dalla propria stupidità celbrativa.

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    1. Hai ragione caro Anonimo: l' "homo homini lupus" è strettamente legato all'esperienza umana (e non solo ovviamente). Serve molto coraggio per cercare di nuotare controcorrente al fine di affermare, con il dovuto rispetto, la propria più o meno originale singolarità.
      Spero che nei vari "branchi" sempre più persone inizino a pensare con la loro testa, senza lasciarsi indottrinare e nutrire dai vari "maschi alfa": la paura si combatte con la curiosità e con la conoscenza, non certo con la chiusura mentale. Il pericolo di rievocare un clima di caccia alle streghe purtroppo è ancora vivo nella nostra società. La speranza è che con il tempo tutto inizi a cambiare.
      Grazie per il tuo commento.

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