Monolocali ben serviti
Più osservo il mondo e più mi rendo conto che il tormento più grande che possa affliggere l'essere umano sia la felicità.
No, non è un ossimoro appositamente studiato per costringervi a leggere il resto dell'articolo, ma solo il risultato di un'analisi che gli accadimenti quotidiani mi hanno portato a compiere.
Qualcuno di molto, ma molto, colto, descriveva il limbo come un luogo infernale, pieno di anime che sospiravano e soffrivano; oggi io, che non sono davvero, ma davvero, nessuno, lo paragonerei più ad un monolocale ben arredato in centro, vicino alla fermata della metro, al supermercato, al cinema ed alla pompa di benzina.
Perché scegliere quando ci si può comodamente limitare a disperarsi? Tra un singhiozzo ed una lacrima si dispone di tutti in confort immaginabili...basta rifugiarsi dentro, chiudere la porta a chiave e lasciarsi annientare poco a poco dal dubbio. La felicità, in fondo, può aspettare.
È vero che le esigenze sono cambiate e le relazioni sociali sono molto più complesse rispetto a secoli fa: vivere continuamente connessi porta con sé anche una carica di stress non indifferente. Tutti ci chiedono di decidere e di scegliere. Perdere il senno non è mai stato così facile.
Ma, per quanto io sia un fervente sostenitore del diritto di scalpitare e lamentarsi per tutto ciò che non va per il verso giusto, al contempo mi rendo conto che, come quasi sempre, la virtù stia nel mezzo: non si può fare dell'attesa una costante della propria esistenza. Le scelte, assieme al pollice opponibile e al tabagismo sono quelle caratteristiche che ci rendono davvero umani...senza di esse probabilmente non ci saremmo nemmeno evoluti in ciò che siamo adesso e non saremmo nemmeno diventati la specie dominante su questo pianeta.
Il coraggio nel saper scegliere una via piuttosto che un'altra è un piccolo prezzo da pagare per il benessere che coccola le nostre quotidianità: lasciare che il dubbio si cronicizzi è uno spreco immotivato e dis-umano.
Continuare a cercare la felicità, senza assumere come giustificazione la complessità dell'impresa, è un imperativo antropologico che nessuno di noi dovrebbe sottovalutare o, peggio, disconoscere.
Senza un po' di tormento, è vero, la vita sarebbe inaccettabile, ma senza scelta la vita non esisterebbe affatto.
P.S. Se l'ossimoro iniziale è servito a farvi leggere tutto l'articolo si accettano complimenti spontanei.
A presto Blog, a risentirci miei lettori.
Grande Giovanni, condivido appieno le tue parole...la vita è una sola e la ricerca della felicità dovrebbe essere il nostro obiettibo primario...alcune volte scegliere è difficile, ma dovremmo almeno provarci prima di rinunciare...grazie per la riflessione di stasera
RispondiEliminaGrazie a te per aver avuto la pazienza di leggere quello che avevo da dire.
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