Anche i gerani possono profumare
Da mesi mi chiedo quanto sgarbato possa essere da parte mia dedicare un articolo a qualcosa di sacro come un libro.
In fondo altro non sono che un ragazzo che ama confrontarsi con le parole scritte, affidando, a voi lettori, l'ingrato compito di analizzarle e di giudicarle, costringendovi quasi a svolgere un vero e proprio "lavoro", ricompensato solo dalla curiosità che spero i miei dubbi possano instillare.
Ma questa volta voglio osare, voglio scrivere, sia perché odio i rimpianti, ma soprattutto perché godo nel tentare di ammaestrare questa caotica alternanza di vocali e consonanti che non sempre risultano docili e remissive.
Il libro responsabile di questo trafiletto è "Il terrazzino dei gerani timidi", di Anna Marchesini.
Mai mi sarei aspettato di provare una gamma di emozioni così variegata leggendo solo 232 pagine, scritte peraltro da una donna che pensavo essere solo un'ottima comica. Pensate quindi al mio stupore quando, foglio dopo foglio, mi sono reso conto di essere davanti ad un pezzo di letteratura italiana.
Di solito, quando trovo un romanzo che mi piace, lo divoro, senza ritegno, così come quando ho davvero fame non perdo tempo a masticare bene ogni singolo boccone. Per la prima volta nella mia vita, invece, sono stato quasi costretto a fermarmi e soffermarmi su ogni singola parola, ciascuna capace, da sola, di aggiungere complessità alla scena che la mia mente proiettava durante la lettura.
La minuzia con cui l'autrice ha curato la creazione di questo volumetto ricorda la precisione con cui gli orologiai svolgono, con lentezza e perizia, il proprio mestiere, incastrando ogni minuscolo ingranaggio al posto giusto, senza mai ripiegare su soluzioni di compromesso.
Il risulto di questi sforzi è un poderoso e gigantesco dispositivo artificiale, facile da scorgere, ma impossibile da ricomporre. Un'opera differente e innovativa, in cui accanto alla narrazione condotta da un'innocente bambina, è possibile scorgere un'abile marionettista che nulla lascia al caso ma che riesce a muovere ogni filo con maestria e precisione.
Se per molti anni ho conosciuto, apprezzandola, solo la Marchesini "umoristica", oggi sono lieto di aver incontrato la Marchesini scrittrice: una donna che è riuscita ad essere teatro e al tempo stesso interprete di una favola che difficilmente lascia indifferenti.
Il pregio più grande per uno scrittore è quello di far comprendere appieno lo stato d'animo del personaggio che abita il suo libro, e proprio tale pregio è stato il "quid pluris" che questa lettura mi ha regalato: emozioni al tempo stesso infantili e mature; dubbi e sensazioni che accompagnano la vita di coloro che sono disposti a rischiare ed a soffrire per cercare di comprendere il mondo; sentimenti, positivi e non, che popolano le menti di chi non ha paura di amare ad ogni costo.
Grazie Anna, perché parlando di quell'innocente esserino che scrutava il mondo al riparo di una balconata, mi hai regalato un tuffo nel passato e uno sguardo in un possibile futuro, facendomi gioire per tutta quella sana infelicità che ancora porto dentro di me, perché solo conoscendola a fondo sono riuscito a distillare il rimedio per ogni mio momento di debolezza.
A presto blog, a risentirci miei lettori.
In fondo altro non sono che un ragazzo che ama confrontarsi con le parole scritte, affidando, a voi lettori, l'ingrato compito di analizzarle e di giudicarle, costringendovi quasi a svolgere un vero e proprio "lavoro", ricompensato solo dalla curiosità che spero i miei dubbi possano instillare.
Ma questa volta voglio osare, voglio scrivere, sia perché odio i rimpianti, ma soprattutto perché godo nel tentare di ammaestrare questa caotica alternanza di vocali e consonanti che non sempre risultano docili e remissive.
Il libro responsabile di questo trafiletto è "Il terrazzino dei gerani timidi", di Anna Marchesini.
Mai mi sarei aspettato di provare una gamma di emozioni così variegata leggendo solo 232 pagine, scritte peraltro da una donna che pensavo essere solo un'ottima comica. Pensate quindi al mio stupore quando, foglio dopo foglio, mi sono reso conto di essere davanti ad un pezzo di letteratura italiana.
Di solito, quando trovo un romanzo che mi piace, lo divoro, senza ritegno, così come quando ho davvero fame non perdo tempo a masticare bene ogni singolo boccone. Per la prima volta nella mia vita, invece, sono stato quasi costretto a fermarmi e soffermarmi su ogni singola parola, ciascuna capace, da sola, di aggiungere complessità alla scena che la mia mente proiettava durante la lettura.
La minuzia con cui l'autrice ha curato la creazione di questo volumetto ricorda la precisione con cui gli orologiai svolgono, con lentezza e perizia, il proprio mestiere, incastrando ogni minuscolo ingranaggio al posto giusto, senza mai ripiegare su soluzioni di compromesso.
Il risulto di questi sforzi è un poderoso e gigantesco dispositivo artificiale, facile da scorgere, ma impossibile da ricomporre. Un'opera differente e innovativa, in cui accanto alla narrazione condotta da un'innocente bambina, è possibile scorgere un'abile marionettista che nulla lascia al caso ma che riesce a muovere ogni filo con maestria e precisione.
Se per molti anni ho conosciuto, apprezzandola, solo la Marchesini "umoristica", oggi sono lieto di aver incontrato la Marchesini scrittrice: una donna che è riuscita ad essere teatro e al tempo stesso interprete di una favola che difficilmente lascia indifferenti.
Il pregio più grande per uno scrittore è quello di far comprendere appieno lo stato d'animo del personaggio che abita il suo libro, e proprio tale pregio è stato il "quid pluris" che questa lettura mi ha regalato: emozioni al tempo stesso infantili e mature; dubbi e sensazioni che accompagnano la vita di coloro che sono disposti a rischiare ed a soffrire per cercare di comprendere il mondo; sentimenti, positivi e non, che popolano le menti di chi non ha paura di amare ad ogni costo.
Grazie Anna, perché parlando di quell'innocente esserino che scrutava il mondo al riparo di una balconata, mi hai regalato un tuffo nel passato e uno sguardo in un possibile futuro, facendomi gioire per tutta quella sana infelicità che ancora porto dentro di me, perché solo conoscendola a fondo sono riuscito a distillare il rimedio per ogni mio momento di debolezza.
A presto blog, a risentirci miei lettori.
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