Piccoli chimici
"Chi meno ama è più forte si sa".
Così Marco Ferradini ha sintetizzato una regola di vita che pare chiara a tutti.
Riflettendoci, questa affermazione, almeno apparentemente, non è poi così lontana dalla realtà: se non amerò mai nessuno non potrò mai stare male per amore. È chiaro. Tutto ciò sarebbe anche logico se non fosse che tentare di razionalizzare il sentimento più irrazionale che esista, non è un'operazione materialmente possibile. Comportarsi come dei cyborg a cosa porta? Sicuramente ad un'esistenza atarassica, ma anche apatica e fondamentalmente inumana.
In nome dell'amore ho visto compiersi miracoli e avverarsi maledizioni. Forse è proprio amando che si accede a quella dimensione (permettetemi l'espressione) a tratti "magica" che affascina e seduce l'interessante specie di cui faccio parte.
Resta il fatto che abbandonare ogni difesa in campo sentimentale è pericoloso perché, presto o tardi, ciò porterà anche ad una buona dose di sofferenza. A nessuno piace provare dolore (masochisti a parte, si intende), ma spesso si dimentica che anche il dolore, a ben vedere, è una forma di conoscenza: non è forse avvicinandosi al fuoco che ci si rende conto fino a che punto ci si può spingere prima di bruciarsi?
Le strade sono insomma due: o vivere sotto una campana di spesso vetro e trascurare l'amore ed i suoi derivati; oppure rischiare "assaggiando" tutti i sentimenti che esistono, senza riserva alcuna. Scegliere il secondo percorso equivale a spalancare le porte ad ogni tipo di sensazione, sia positiva che negativa...ma è proprio catalogando ognuna di queste "percezioni" che il proprio spirito diventa, con il tempo, più sapiente.
L'esempio più immediato che mi viene in mente riguarda i vaccini: essi dopo tutto non sono altro che virus inoculati in una forma indebolita o completamente inattivata. Così funziona anche con i sentimenti: bisogna non solo viverli per conoscerne i tratti, ma anche conservarli dentro di sè così da riuscire a ricavarne una "cura" per i mali futuri.
Io, visto che si parla di sentimenti, ho sempre pensato di avere un superpotere: l'empatia. Riesco ad amare e a soffrire con una forza fuori dal comune, ma al tempo stesso, questa mia costante "apertura", mi porta a sentirmi imbattibile quando si tratta di emozioni con le quali sono già entrato in contatto.
Forse le mie sono solo le farneticazioni di un ragazzo che ha fatto della curiosità quasi una patologia dalla quale proprio non vuole guarire, ma in fondo, in questo mio empirico procedere, ho raccolto così tanti dati e così tante "formule", che sinceramente non me la sento proprio di rintanarmi in una dimensione noiosamente razionale dove 2 + 2 fa sempre 4. In fondo, la vita, senza un po' di "magia", che vita è?
A presto blog, a risentirci miei lettori.
Così Marco Ferradini ha sintetizzato una regola di vita che pare chiara a tutti.
Riflettendoci, questa affermazione, almeno apparentemente, non è poi così lontana dalla realtà: se non amerò mai nessuno non potrò mai stare male per amore. È chiaro. Tutto ciò sarebbe anche logico se non fosse che tentare di razionalizzare il sentimento più irrazionale che esista, non è un'operazione materialmente possibile. Comportarsi come dei cyborg a cosa porta? Sicuramente ad un'esistenza atarassica, ma anche apatica e fondamentalmente inumana.
In nome dell'amore ho visto compiersi miracoli e avverarsi maledizioni. Forse è proprio amando che si accede a quella dimensione (permettetemi l'espressione) a tratti "magica" che affascina e seduce l'interessante specie di cui faccio parte.
Resta il fatto che abbandonare ogni difesa in campo sentimentale è pericoloso perché, presto o tardi, ciò porterà anche ad una buona dose di sofferenza. A nessuno piace provare dolore (masochisti a parte, si intende), ma spesso si dimentica che anche il dolore, a ben vedere, è una forma di conoscenza: non è forse avvicinandosi al fuoco che ci si rende conto fino a che punto ci si può spingere prima di bruciarsi?
Le strade sono insomma due: o vivere sotto una campana di spesso vetro e trascurare l'amore ed i suoi derivati; oppure rischiare "assaggiando" tutti i sentimenti che esistono, senza riserva alcuna. Scegliere il secondo percorso equivale a spalancare le porte ad ogni tipo di sensazione, sia positiva che negativa...ma è proprio catalogando ognuna di queste "percezioni" che il proprio spirito diventa, con il tempo, più sapiente.
L'esempio più immediato che mi viene in mente riguarda i vaccini: essi dopo tutto non sono altro che virus inoculati in una forma indebolita o completamente inattivata. Così funziona anche con i sentimenti: bisogna non solo viverli per conoscerne i tratti, ma anche conservarli dentro di sè così da riuscire a ricavarne una "cura" per i mali futuri.
Io, visto che si parla di sentimenti, ho sempre pensato di avere un superpotere: l'empatia. Riesco ad amare e a soffrire con una forza fuori dal comune, ma al tempo stesso, questa mia costante "apertura", mi porta a sentirmi imbattibile quando si tratta di emozioni con le quali sono già entrato in contatto.
Forse le mie sono solo le farneticazioni di un ragazzo che ha fatto della curiosità quasi una patologia dalla quale proprio non vuole guarire, ma in fondo, in questo mio empirico procedere, ho raccolto così tanti dati e così tante "formule", che sinceramente non me la sento proprio di rintanarmi in una dimensione noiosamente razionale dove 2 + 2 fa sempre 4. In fondo, la vita, senza un po' di "magia", che vita è?
A presto blog, a risentirci miei lettori.
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