Le nuove (de)generazioni

Dopo quasi due settimane di religioso silenzio, sono tornato a scrivere di me e delle mie impressioni sul mondo.
Sono tre le parole che, negli ultimi giorni, hanno rubato la scena a tutte le altre: "maleducazione", "ignoranza" e "aggressività". Dovrei fare un accenno anche ad altre quali: "procedimentalizzazione", "concessioni" e "appalti", ma non ho voglia di annoiarvi con queste nozioni di diritto amministrativo. 
Ciò a cui ho assistito, con poco stupore e tanta rassegnazione, è stata la conferma che la società moderna, la quale sta conoscendo un'evoluzione tecnologica senza precedenti, ha deciso anche di abbandonare (spero solo momentaneamente) il rispetto per il prossimo e per l'opinione altrui. 
Le famiglie educano i figli a sapori molto semplici, i cui ingredienti principali sono la televisione, i social network e le console di gioco; i ragazzi interagiscono tra loro solo e rigorosamente tramite schermi luminosi di varia grandezza, scambiandosi selfie ed impressioni sul tronista di turno; i cosiddetti "grandi" si ingozzano di programmi di informazione politica che tutto fanno meno che informare, con oggettività, sui (tristi) fatti che vive la nostra Repubblica.
Mi rendo conto che la mia analisi sembra figlia di un pessimismo che fa concorrenza a quello di Leopardi o di Shopenhauer; ma purtroppo il mio esame è solo il frutto, probabilmente acerbo, di ciò che mi è accaduto.
Sono sempre stato strenuo sostenitore della "selezione" nei rapporti sociali, ma ciò non mi ha mai impedito di confrontarmi e di dialogare con tutti, sempre (o quasi) con educazione e rispetto. In questo ultimo periodo sono arrivato invece a pensare che la mia opinione sia qualcosa di troppo prezioso perché venga calpestata da insulti sproporzionati e banali. 
In passato avere una reazione rozza e sgarbata era l'eccezione, oggi esattamente l'inverso.
Le idee dovrebbero girare, liberamente, per essere prima ascoltate e poi analizzate: ultimamente credo che si guardi, e forse a ben ragione, più alla paternità dei concetti che all'informazione che essi contengono. Insomma, esistono figli e figliastri delle tante verità che abitano la Terra. 
Quello che mi auguro è che questa moda insensata di fare rivoluzioni (verbalmente) violente lì dove ci sarebbe solo bisogno di un po' di dialogo, passi in fretta così come è nata. Non tutti abbiamo poca confidenza con la lingua italiana e, anche se la cosa può fare stupore, c'è ancora chi crede al vero significato dei vocaboli che escono dalle bocche o dalle tastiere degli altri. Un termine non è solo un insieme di lettere, ma anche un significante che all'occorrenza può fare più male di pugno.
Mi consolo pensando che la società si evolve di continuo, e che quindi anche questo malcostume passerà, anche se non si sa bene quando. 
La cultura, quella vera (e non quella ricercata nei sunti che permettono a tanti studenti di superare le materie) tornerà in auge, e con lei il garbo, l'educazione ed il rispetto. Nel frattempo non mi resta che osservare questa fase sociale della quale, a volte, mi sento un po' vittima, ma dalla quale forse dovrò imparare a difendermi offrendo quel male che tanto generosamente mi viene offerto.



A presto blog, a risentirci miei lettori.

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