Principesse senza veli

Durante una delle tante ed immancabili pause dallo studio, sulla home di Facebook, ho fortunatamente trovato un articolo de "La Repubblica", che mi ha piacevolmente colpito: una suora di 31 anni è diventata madre.
Indignato? Assolutamente no. Una nuova vita, per quanto inattesa, è sempre una bella notizia, anche se sconvolgente. Di riprovevole c'è solo la reazione dei sempre meno compassionevoli cattolici, che in barba al loro nuovo pontefice e soprattutto agli insegnamenti di quel Cristo che dicono tanto di adorare, non fanno altro che continuare a trincerarsi dietro alte mura fatte di ciclopica dabbenaggine e robusti pregiudizi.  
Per quanto io sia dell'avviso che una volta scelto un "percorso di vita" bisogna sempre sforzarsi di portarlo a termine, non posso non valutare la componente umana di questa storia purtroppo surreale. E il perché di quel "purtroppo" è ovvio: continuare a pensare che il disconoscimento totale del sesso, e del suo più nobile aspetto, la procreazione, sia l'unica via per la conquista delle virtù (cardinali o teologali che siano) è altamente, smaccatamente e ridicolmente anacronistico. Perché creare tale arbitraria ed originaria scissione tra uomini e donne di serie A (casti, puri e disinteressati a questa consistente fetta dell'esistenza) e uomini di serie B, attori di peccati orribili compiuti nell'alcova o sulla lavatrice? Se tutto ciò era già ridicolo nel medioevo, ancora di più lo è adesso, in una società moderna che, per fortuna, ha distrutto, quasi completamente, il binomio Sesso=Satana. 
Io sono contento, e non perché una delle "Piccole Discepole di Gesù" abbia sbagliato; non mi interessa minimamente cogliere l'occasione per puntare il dito sulle debolezze della Chiesa. Una donna, la più sacra delle creature di questo pianeta, è diventata madre. Dovremmo quindi smetterla di comportarci come piccole cortigiane pettegole, così da cercare di aiutare chi, adesso, ha veramente bisogno di sostegno economico e morale.
Se l'abito non fa il monaco, un velo non può, a priori, fare la differenza tra una buona o una cattiva madre. Sarà il tempo a dirci quanto questa donna sarà più o meno capace di assolvere a un così duro ma "congenito"compito.
Le principesse, ormai, hanno smesso di dimorare nei castelli; si sono stufate di aspettare principi insaccati dentro ridicole calzamaglie che poco lasciano all'immaginazione; sono donne moderne, confuse tra folla, che sono riconoscibili, a volte, solo per gli strani abiti che ancora si ostinano a voler indossare. 



A presto blog, a risentirci miei lettori. 

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