"In Sarcasm I trust"
Esistono. La biodiversità del nostro pianeta è talmente varia e stupefacente che ha dato asilo anche a loro: gli antipatici.
Prima di accusare il prossimo sarà meglio forse fare un po' di sana autocritica, giusto per sentirmi meno in colpa: ammetto, qui e ora, pubblicamente, di non conoscere la tabellina dell'8, di non possedere addominali di ferro (e nemmeno di altre leghe metalliche) e di parlare un inglese "piucchepessimo".
Fatto questo dovuto e soprattutto sentito "mea culpa", sento di avere la legittimazione necessaria per parlare di questi individui che, in barba al brachiosauro, non si sono ancora estinti: se ne trovano di tutte le età, di tutti i colori e di tutti i sessi. Sono abilissimi nel non farsi riconoscere: spesso restano nel silenzio per ore per paura di essere scoperti. Ci si accorge della loro presenza quando è ormai troppo tardi per scappare, quando cioè loro, compressi e schiacciati da un ego troppo pesante per essere (sop)portato da una sola persona, esplodono con affermazioni e battute che fanno raggelare il sangue nelle vene e precipitare verso il basso tutti gli organi riproduttivi che si possiedono.
Non sono persone cattive (non tutte almeno), solo esseri inopportuni, che con pazienza e devozione riescono ad imporre onerose ipoteche alle, spesso rare, serate di libera uscita.
Si prova a storcere il naso, ad accennare sorrisi sforzati, ma niente riesce a fermarli perché se c'è una caratteristica che accomuna tutti gli insopportabili, è quella di considerare se stessi una versione sexy e post-moderna di Charlie Chaplin.
Vi chiederete chi sia io per puntare così il dito. La risposta è semplice: una vittima di continui attacchi da parte di questi "gregari della Noia".
Saper vivere, però, significa anche saper stare con tutti: l'educazione dovrebbe sempre prevalere, anche quando siamo spettatori involontari di questi barbari stupri al buon gusto. Peccato che io, ragazzo debole ed impulsivo, a volte preferisca l'insidiosa via del sarcasmo, che quasi mai però mi porta verso una soluzione pacifica della "controversia".
Purtroppo incontreremo spesso persone che solleticheranno, più o meno volontariamente, la nostra pazienza, e visto che l'evoluzione del genere umano ha ricevuto in eredità anche costoro, sono sicuro di non sbagliare affermando che in certe situazioni e di fronte a determinate provocazioni, la migliore parola, in realtà, è quella che non si dice affatto.
Con la speranza che mi ritroverete più "maturo" e soprattutto più disposto ad affrontare temi sociali che siano veramente tali, vi lascio, augurandovi di sposare tutte le virtù di cui, al momento, sono decisamente sprovvisto.
A presto blog, a risentirci miei lettori.
Prima di accusare il prossimo sarà meglio forse fare un po' di sana autocritica, giusto per sentirmi meno in colpa: ammetto, qui e ora, pubblicamente, di non conoscere la tabellina dell'8, di non possedere addominali di ferro (e nemmeno di altre leghe metalliche) e di parlare un inglese "piucchepessimo".
Fatto questo dovuto e soprattutto sentito "mea culpa", sento di avere la legittimazione necessaria per parlare di questi individui che, in barba al brachiosauro, non si sono ancora estinti: se ne trovano di tutte le età, di tutti i colori e di tutti i sessi. Sono abilissimi nel non farsi riconoscere: spesso restano nel silenzio per ore per paura di essere scoperti. Ci si accorge della loro presenza quando è ormai troppo tardi per scappare, quando cioè loro, compressi e schiacciati da un ego troppo pesante per essere (sop)portato da una sola persona, esplodono con affermazioni e battute che fanno raggelare il sangue nelle vene e precipitare verso il basso tutti gli organi riproduttivi che si possiedono.
Non sono persone cattive (non tutte almeno), solo esseri inopportuni, che con pazienza e devozione riescono ad imporre onerose ipoteche alle, spesso rare, serate di libera uscita.
Si prova a storcere il naso, ad accennare sorrisi sforzati, ma niente riesce a fermarli perché se c'è una caratteristica che accomuna tutti gli insopportabili, è quella di considerare se stessi una versione sexy e post-moderna di Charlie Chaplin.
Vi chiederete chi sia io per puntare così il dito. La risposta è semplice: una vittima di continui attacchi da parte di questi "gregari della Noia".
Saper vivere, però, significa anche saper stare con tutti: l'educazione dovrebbe sempre prevalere, anche quando siamo spettatori involontari di questi barbari stupri al buon gusto. Peccato che io, ragazzo debole ed impulsivo, a volte preferisca l'insidiosa via del sarcasmo, che quasi mai però mi porta verso una soluzione pacifica della "controversia".
Purtroppo incontreremo spesso persone che solleticheranno, più o meno volontariamente, la nostra pazienza, e visto che l'evoluzione del genere umano ha ricevuto in eredità anche costoro, sono sicuro di non sbagliare affermando che in certe situazioni e di fronte a determinate provocazioni, la migliore parola, in realtà, è quella che non si dice affatto.
Con la speranza che mi ritroverete più "maturo" e soprattutto più disposto ad affrontare temi sociali che siano veramente tali, vi lascio, augurandovi di sposare tutte le virtù di cui, al momento, sono decisamente sprovvisto.
A presto blog, a risentirci miei lettori.
Quando leggo questi post mi inquieto e mi vengono i dubbi se io non fossi una di quelle persone che tu nomini :)
RispondiEliminaNon credo proprio Salvo, sarebbe impossibile che si trattasse di te! Io parlo in generale, ed in questo caso più che altro di un "problemuncolo" che accomuna tante persone.
RispondiEliminaTu sei un amico divertente e simpatico, quindi decisamente non sei da includere nella categoria.
Un abbraccio.
Credo che la soluzione si chiami misantropia. Io l'ho adottata da molto tempo. Passa anche tu al lato oscuro, abbiamo i biscotti.
RispondiEliminaAhahaah!! Penso di amarti.
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