Perché un blog?

La risposta alla domanda è semplice: esibizionismo e noia.
L'ultima volta che ho tenuto un blog andavo ancora al liceo. Il me stesso di quel tempo era molto diverso da adesso: la mia estrema timidezza mi ha sempre portato a tenere per me le mie opinioni; la mia eccessiva educazione mi ha sempre fatto ritenere che le parole, spesso, possono fare molto più male di uno schiaffo o di un pugno, e che quindi tacere fosse la scelta più "sicura". Troppo rispetto per gli altri, troppo poco, forse, verso la mia persona.
Eppure il tempo per ascoltare gli altri l'ho sempre avuto e continuo ad averlo.
Amo ascoltare. La mia non è però una curiosità fine a se stessa: non è voglia morbosa di sapere "chi ha fatto cosa con chi", ma bisogno di interrogarmi, criticamente, sui motivi di ogni azione umana.
Oggi io e lei (la mia persona) andiamo molto più d'accordo: oserei dire che c'è ormai "una corrispondenza di amorosi sensi" tra noi. Quindi eccomi qua, in questo spazio virtuale, con la curiosità di sapere cosa può succedere, con la voglia di dare un senso alla noia e con la speranza di non annoiare nessuno con i miei piccoli "acini" pieni di pensieri e parole.
Non voglio scimmiottare un mestiere serio e che ammiro tanto come quello del giornalista. Io sono solo un ragazzo (quasi un uomo, ma solo anagraficamente) che ha sempre avuto troppa paura di dire la sua; un ragazzo che, oggi, non ha più di questi timori, ma che ne possiede di altri. Consideratemi un bambino siciliano di 27 anni che, tra una materia da preparare e un duro allenamento in piscina, vuole (imporsi di) trovare il tempo per scrivere ciò che gli frulla in testa. Pareri, rigorosamente non richiesti, che magari faranno sorridere qualcuno a Torino o faranno innervosire qualcun'altro a Catania.
Non ho altro da aggiungere se non un'ultima parola: perdonatemi.



A presto blog, a risentirci miei lettori.

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