Gay domestici e come ignorarli

Finalmente è nato il nuovo Governo: si tratta di un maschietto molto robusto, molto arzillo e pieno di vita che non fa altro che piangere perché ha una gran fame…fame, a quanto pare, di  “cambiamento”.

Giuseppe Conte, l'uomo dal curriculum più discusso del momento, è il nuovo Premier, ed ha preso il posto di Mr. Gentiloni. Il suo Governo, frutto di una fusione di ideologie (che tutti pensavano impossibile) tra i gialli pentastellati ed i verdi della Lega (fu nord), ha fatto discutere fin da subito, attirando sul Capo dello Stato critiche, minacce di "impeachment" ed anche qualche augurio di una morte simile (anzi identica) a quella del "congiunto" assassinato dalla mafia nel 1980.

Fra i nomi che più spiccano nella nuova compagine governativa troviamo quello di Matteo Salvini che si è accaparrato il dicastero dell'Interno e quello di Luigi Di Maio che, in barba alle mille polemiche sul suo passato lavorativo, ha "vinto" proprio il ministero del lavoro e dello sviluppo economico. 

Questo è, in fin dei conti, il "gioco della democrazia", un avvicendamento di colori politici che si alternano seguendo le opinioni ed il pensiero di un popolo che la nostra Costituzione definisce a chiare lettere "sovrano". 

Lasciando ad altri esperti (ma soprattutto ad altri inesperti, come me) le analisi riguardanti i presunti abusi di Mattarella e la più o meno ampia capacità politica della nuova "compagnia del cambiamento", lasciatemi esprimere quantomeno tutta la mia perplessità per l'istituzione di un ministero, definito della "Famiglia e delle disabilità", al cui comando è stato posto il vicesegretario della Lega (fu Nord): il Dottore in Storia della civiltà Cristiana Lorenzo Fontana. 

L'idea di dedicare un ministero alla famiglia non è, ovviamente, di per sé malvagia; la faccenda inizia però a diventare quantomeno sospetta se tale creazione si trasforma in un più o meno camuffato stratagemma per affermare e ribadire la presunta superiorità della "famiglia tradizionale" rispetto a tutte le altre forme di unione (ormai peraltro legislativamente riconosciute: vedi ad es. la Legge 20 maggio 2016, n. 76, cd. Legge Cirinnà).  

Dico ciò in conseguenza alle (a mio modesto ed opinabile parere) gravi dichiarazioni che il Ministro Fontana ha rilasciato al giornalista del Corriere della sera, durante un'intervista, a distanza di poche ore dalla sua designazione (per ulteriori informazioni Clicca qui). Vi riporto i due passi che hanno preso a schiaffi il mio senso della misura:

La frase "ho tanti amici amici omosessuali" ormai, si sa, è  la cartina di tornasole per riconoscere e scovare chi considera i gay come un compartimento stagno fatto di persone tutte uguali da detestare per le loro predisposizioni sentimentali. Ma, a parte ciò, ed a parte l'evidente stupore per il fatto che, addirittura, gli omosessuali siano "anche nelle istituzioni", quel che mi pare ben più grave è la seconda proposizione: "Perché esistono le famiglie Arcobaleno?".

Quella domanda, evidentemente retorica ed evidentemente impregnata di sarcasmo e dissenso verso una realtà sensibile e per niente immaginifica, fa un gran male, raggiungendo quindi perfettamente il suo doloso scopo: quella frase sembra fare spallucce a decenni di piccoli passi in avanti che il nostro Paese sta, lentamente, compiendo riguardo al riconoscimento dei diritti civili.

Quel che mi pare tristemente chiaro è che gli omosessuali, e parlo di tutti gli omosessuali, percepiti quasi come una specie a sé con caratteristiche simili, in questa bella Italia siano (non sempre peraltro) semplicemente "tollerati" o "tollerabili": possono sì muoversi liberamente lungo lo stivale, possono spendere i loro soldi, pagare le tasse e guidare la macchina, ma possono farlo a patto di non disturbare, di non fare richieste e di accontentarsi del fatto che nessuno li privi delle libertà, di base,  che hanno già. 

Questa tolleranza, che altri non è che un atto tanto dovuto quanto nobilitante per coloro che occupano i gradini più alti della gerarchia sociale, è qualcosa di diverso persino dalla semplice "integrazione".

Perché tollerare o integrare quando avrebbe tanto più senso semplicemente includere?

Integrazione ed inclusione sono termini spesso usati come sinonimi ma, a ben vedere, si tratta di due cose completamente diverse: 
- nel primo caso lo scopo è quello di inserire un soggetto "diverso" in una società composta, nel suo insieme, da elementi "sani", "normali", "normodotati"; 
- il secondo, invece, rovescia completamente il punto focale, prevedendo una forma di "accoglienza" non semplicemente passiva, ma un'inclusione che innovi l'approccio che l'intera comunità dovrebbe avere nei confronti di chi, a ben vedere, non solo non è diverso, ma chiede semplicemente gli stessi diritti di tutti gli altri e, più in generale, un trattamento non-discriminatorio. 

Ma si sa, certe finezze lessicali, figlie di complesse elaborazioni concettuali e dottrinali della scienza sociale e pedagogica, sono spesso viste come meri sfoggi retorici o esercizi sintattici fini a se stessi. E così si cerca di zittire ogni diversità semplicemente negandone l'esistenza: l'unico gay che l'italiano medio accetta è il "gay domestico", l'omosessuale sordocieco che per una carezzina dell'etero-padrone è disposto a percepire se stesso come un "minus habens" capace solo di parlar di trucchi, borse o di tutto ciò che si allontana da quel machismo che misura, con precisione millimetrica, il rispetto da tributare ad un vero uomo. 

E pensare che l'omosessualità il 17 gennaio del 1990 è stata definitivamente eliminata dal DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali)...sono passati ben 28 anni, ma per alcuni, a quanto pare, il medioevo è una "forma mentis" irrinunciabile. 

È da poco passata la festa del 2 Giugno, la festa di una Repubblica che sta sempre più diventando "per alcuni" ma non per tutti, una Repubblica che chiede a gran voce di tornare indietro nel tempo, di restaurare una situazione legislativa che semplicemente non si curava di aspetti come l'aborto, la vaccinazione obbligatoria o (addirittura) i "moderni" diritti civili.

Le premesse, insomma, non mi sembrano delle migliori: è stato pure detto, in riferimenti ad altra categoria di diversi, che "la pacchia è finita": beh, magari è vero, forse si tratta di un vaticinio esatto... vedremo, però, per chi, questa pacchia, finirà davvero prima o poi. 

Buon Gay Month a tutti ma specialmente a coloro che esistono e resistono nonostante l'odio, nonostante la violenza, nonostante l'indifferenza. 

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