Lacrime, preghiere e voyeurismo da attentato

Mi ero ripromesso di lasciare questo blog in stato di quiescenza fin quando i miei demoni personali non fossero stati finalmente sconfitti ed esiliati nell'angolo più remoto del mio incasinatissimo io; avevo giurato che, visto il mio umore perennemente grigio e cupo, non avrei esportato la mia ansia e le mie preoccupazioni in questo luogo virtuale che, per quanto mio, ho sempre considerato un rifugio soprattutto per gli altri; avevo consapevolmente scelto di dar voce solo a quella parte di me che sa ridere e scherzare, anche a costo di apparire banale e frivolo…eppure eccomi qua, pronto a mettere in pausa i miei perché ed ad offrirvi questa piccola eccezione che, egoisticamente, sentivo il bisogno di regalarmi.

Ieri notte ho scoperto, per caso e in modo molto triste (a causa di un video choc), che la Francia è stata nuovamente protagonista di una tragedia immensa, di una strage con almeno 84 vittime trucidate da un camion in corsa guidato da un attentatore senza senno e senza cuore. 
Scene a dir poco terribili, piene di orrore, di sangue e di morte, che ovviamente sono state prontamente pubblicate in rete così che i soliti affamati di popolarità e considerazione potessero farle rimbalzare sui social spacciandole addirittura per informazione.

Ad ogni nuovo attentato che pugnala la nostra vecchia e stanca Europa i Governi degli stati provano a rispondere promettendo di intervenire, di far in modo che non possa capitare ancora, cercando di  non far dilagare il panico…promesse che purtroppo, visti i nemici che ci stanno perseguitando, sono più che altro semplici speranze.

Vittime innocenti strappate alla vita a causa dell’odio nei confronti di chi è diverso, odio per tutti coloro che hanno scelto liberamente i valori da seguire e per i quali morire, odio per quell'occidente che in passato uccideva per gli stessi motivi per i quali oggi soffre, lotta e si strugge. Corsi, ricorsi e rimpasti storici insomma, grazie ai quali abbiamo imparato tanto ma forse non abbastanza viste le affermazioni di alcuni protagonisti della scena politica italiana (e non) che non fanno altro che fomentare l’odio verso chi è nero, islamico, immigrato e/o “diverso”. 

Nel frattempo inorridiamo, piangiamo, preghiamo (soprattutto dove qualcuno possa vederci mentre lo facciamo) e ci chiediamo cosa abbiamo lasciato di intentato, cosa è andato storto e qual è la prima causa di cotanta crudeltà: questa nuova guerra al terrorismo è infatti un virus prettamente “moderno”, con caratteristiche peculiari, soprattutto perché è il frutto dello stratificarsi di irragionevoli ragioni, di vecchi rancori, di convenienze politico-economiche e (temo in minima parte) di differenti ideologie. Chissà quanto tempo passerà prima di trovare una cura definitiva, un vaccino che possa proteggerci dalla futura insorgenza di simili malattie sociali.

Purtroppo, come se i danni diretti degli attentati non fossero già tanti e gravi, le continue notizie di queste stragi hanno portato a trasformare tutti noi ora in (autoproclamati) esperti sociologi con master in antropologia evolutiva, ora in atarassici ed apatici esoscheletri biologici che si preoccupano solo di quale sia la luce migliore per mettere in evidenza i propri addominali ottenuti con diete sbagliate e costosi "bibitoni" a base di chissà quali schifezze.


Non ci resta che seguire la via di mezzo e tenerci stretta semplicemente la libertà di soffrire ognuno a modo proprio, restando in silenzio o urlando il proprio disagio al mondo intero, evitando solo, se possibile, di esporre sulla pubblica, affollata ed immensa pizza virtuale, i corpi, i volti e le storie di quelle vittime alle quali nessuno potrà restituire mai una vita: avere un’opinione è sicuramente sano, utilizzare certe immagini per scioccare il prossimo elemosinando un apprezzamento o un rimprovero pur di essere notati è solo un giochetto perverso che crea altri feriti ed altre vittime che nessuno potrà mai risarcire. 


A presto blog, a risentirci miei lettori.

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