Sliding turnstiles

Troppi eventi e molte nuove consapevolezze hanno sconvolto il mio quieto (soprav)vivere negli ultimi quattro mesi: perdite, rivincite, dolori e soddisfazioni si sono fusi in un mix agrodolce che ha indirizzato la mia mente verso nuove istanze, mai seriamente considerate prima di adesso. 

Arrivato a quasi 30 anni probabilmente è quasi fisiologico fare un punto della situazione...ma compiere le operazioni che portano alla stesura di questo bilancio non sempre è facile e quasi mai è immune da momenti di reale sconforto.

Da piccolo immaginavo che questa età mi avrebbe regalato chissà quali memorabili soddisfazioni...acquisizioni che consideravo dovute, quasi fossero un premio fedeltà od uno "scatto di carriera".
E invece no, nulla di quello che avevo fantasiosamente preconizzato si è avverato: niente lavoro, niente casa popolata da gatti (sì, ottimista fin da piccolo), niente ferie chissà dove e chissà con chi a sperperare gli ultimi due mesi di stipendio.
Si può dare la colpa al periodo storico, allo Stato, alla vita, a Dio, al Pontefice o a Maria De Filippi...la verità è che a quasi 30 anni ti tocca fare i conti con quegli errori che, ingenuamente e con molta incoscienza, hai compiuto quando ne avevi appena 18. Ed ora è tutto un continuo interrogarsi e sospirare, chiedendosi "come sarebbe andata se...". 

Che tristezza. Lo so, me ne rendo conto, non dovrei nemmeno essere qui a parlarvi di queste scosse telluriche che scuotono il mio petto e la mia mente portandomi a mangiare qualunque schifezza pur di non stare lì a rimuginare su quale sia stata la causa che abbia portato così tanto disagio nella mia vita. La verità è che non ho resistito, che avevo bisogno di scrivere e di sapere se tutto ciò sta capitando solo a me oppure se fa semplicemente (si fa per dire) parte del naturale processo di crescita. 

Quando sei "piccolo" tutto è splendidamente chiaro ed assoluto, tutto è netto, tutto è "giusto o sbagliato". Poi cresci, ingrassi, e ti rendi conto che le cinquanta sfumature di grigio esistono, e non hanno niente a che fare con sculacciate selvagge o sadomasochisti perennemente arrapati.
A quasi 30 anni ti rendi conto che hai molta meno pazienza e molti più motivi per perdere le staffe; che cose su cui hai sempre scherzato, come i capelli bianchi o il fascino delle serate in pigiama, stanno diventando una triste realtà; che consideri le idee dei bambini un tesoro da proteggere, rispettare e tramandare ai posteri.

Credo che i quasi 30 anni siano un momento di transizione molto difficile da attraversare, un po' come un ponte sospeso percorrendo il quale bisogna stare molto attenti a non combinare guai: il rischio maggiore è quello di lasciar precipitare il fanciullo che vive dentro di noi e di abbandonarlo al suo triste destino. Bisogna cambiare, tutti dobbiamo evolverci, chi si ferma è perduto, ok, ok...ma non dimentichiamoci di quello che siamo stati fino a qualche tempo fa: non perdiamo l'abitudine, tra un telegiornale e l'altro, di sperare che tutto sarà migliore; di guardare al futuro con fiducia, anche se con una giusta dose di paura; di immaginare di poter ancora fare quello che ci piace, senza doverci per forza accontentare di quello che la vita ci propina.

Io ho bisogno di credere che per quanto tanto sia stato già scritto, ancora molto ci sarà da scrivere...ma soprattutto ho bisogno di sentirmi libero di strappare tutto e ricominciare da capo, senza per questo sentirmi dire che ormai è troppo tardi o che non c'è più tempo.

Un giorno forse non sentirò il bisogno di tornare indietro e di provare a percorrere anche i sentieri che avevo deciso di scartare...ma fino ad allora voglio correre qua e là, cercando, con ironia e allegria, persino quello che non c'è. 


A presto blog, a risentirci miei lettori.

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