Prìncipi dai sani princìpi

Oggi voglio semplicemente raccontarvi una breve favola che molti di voi, sicuramente, conosceranno già.

"C'era una volta un re che era molto triste perché non aveva figli.
Quando ormai cominciava a disperare di averne piú, si recò in
una lontana foresta per incontrare tre fate che vivevano laggiú
e sottoporre loro il suo problema. Le fate ebbero pietà di lui e gli promisero
che tra un anno e un giorno avrebbe avuto un erede.
E infatti, esattamente dopo un anno e un giorno, la regina diede alla luce
un bambino. La notte successiva alla sua nascita le tre fate apparvero ai
piedi della culla del neonato per fargli i loro doni. La prima fata disse:
Tu sarai il più bel principe del mondo!
La seconda disse:
Sarai anche saggio e onesto!
Quando la terza sentí annunciare quei bei doni pensò un poco e poi disse:
Ma avrai anche orecchie d'asino, cosí non diventerai mai troppo superbo!
Fatti i loro doni le tre fate disparvero. E tutto ciò che avevano predetto
si avverò puntualmente: il principino crebbe come un albero, e piú diventava
bello, piú era saggio e onesto, ma al tempo stesso piú lunghe diventavano
le sue orecchie.
Il re e la regina erano inorriditi. Chi aveva mai visto o sentito parlare di
un principe con le orecchie d'asino? Come poteva attendersi rispetto e devozione
dai sudditi, se essi si fossero accorti di ciò? Perciò nascondevano
con ogni cura le orecchie del principino, che portava sempre in testa un berretto speciale.
Cosí riuscirono a mantenere il segreto sul terribile difetto del principe
e nessuno ne seppe niente. Tutti credevano che egli fosse il piú bello e
saggio tra i principi del mondo, e tutti aspettavano con fiducia il giorno in
cui egli sarebbe diventato re.
Il buon principe crebbe, finché diventò un giovanotto alto e bello. Finché
era stato piccolo, aveva portato i capelli lunghi come una ragazza, ma
adesso non era piú possibile, e gli ci voleva un barbiere. Quando il re si
rese conto di ciò si preoccupò molto e meditò una intera nottata sul modo
di procurare al principe un barbiere senza svelare il vergognoso segreto.
Finalmente ebbe un'idea. Chiamò il capo della corporazione dei barbieri,
lo invitò ad un incontro privato e gli si rivolse con aspetto grave:
Mastro barbiere, ti aspetta un grande onore! Ho deciso di nominarti
barbiere di corte di Sua Altezza il principe ereditario.
Il tuo solo compito sarà di sbarbare il principe ogni giorno
e tagliargli i capelli una volta alla settimana. Il tuo incarico
non è difficile e se ti comporti fedelmente diverrai
ricco. Ma se tu dirai una sola parola su ciò che vedrai
durante il lavoro, sei un uomo morto!

Il bravo barbiere non sapeva se era sveglio o sognava e
volentieri promise che sarebbe rimasto zitto come una
tomba. Quel giorno stesso venne solennemente nominato
barbiere di corte del giovane principe. Viveva
nel castello reale, mangiava il cibo cucinato nella cucina
reale, prendeva parte al consiglio della corona,
aveva ogni cosa che potesse desiderare, e in breve
era piú felice e contento di molti altri.
Ma la sua felicità durò poco. Appena un mese era
trascorso, che il barbiere del giovane principe cominciò
a impallidire, a dimagrire, a languire come
se fosse terribilmente malato. Ma non era malato:
era solo schiacciato dal peso del segreto delle
orecchie del principe, che non poteva confidare
a nessuno al mondo.
Il povero barbiere stava sempre peggio. Un
giorno che era riuscito a stento, per la debolezza,
a reggere in mano le forbici e
il rasoio, andò nella foresta a
chiedere consiglio ad un vecchio eremita. L'eremita lo ascoltò e gli disse:
Se questo segreto ti tormenta tanto, trova un luogo deserto nei campi,
scava un buco nel terreno e confida a quel buco il tuo segreto. Potrai seppellire
lí il tuo tormento e la terra non ti tradirà.

Il bravo barbiere ringraziò il vecchio e subito fece ciò che gli era stato
suggerito. Il consiglio dell'eremita era buono: quando il barbiere ebbe
confidato il suo terribile segreto al buco scavato nel centro di una valle
lontana, si sentí subito meglio. Accuratamente riempí di nuovo il buco di
terra e tornò a casa cantando.
Dopo qualche tempo delle belle canne crebbero nel luogo dove il barbiere
aveva scavato il buco per liberarsi del suo segreto, ed un giorno alcuni
pastori che passavano di lí con le loro pecore tagliarono un paio di
canne per farsene degli zufoli. Ma, ahimé,
cosa accadde? Quando cominciarono a suonare
gli zufoli, una strana, stranissima voce
uscí dalle canne:
Il nostro principe ha le orecchie d'asino,
il nostro principe ha le orecchie d'asino.

La storia degli zufoli magici e del loro strano canto si sparse per il paese
come il fuoco. Non ci volle molto perché arrivasse alla corte e alle
orecchie del re in persona.
Quando il re udí quella terribile notizia, convocò i pastori alla sua presenza
e ordinò loro di suonare. Ma, poveracci, in qualsiasi modo tentassero,
dai loro zufoli non usciva altro che quel bizzarro ritornello:
Il nostro principe ha le orecchie d'asino,
il nostro principe ha le orecchie d'asino.
Il re provò ad usare egli stesso uno degli zufoli, ma il risultato non
cambiò.
Il re, naturalmente, era molto, molto arrabbiato. Chi altri poteva averlo
tradito se non il barbiere di corte? Lo fece condurre alla sua presenza e
senza indugi ordinò che fosse decapitato.
Allora però il principe si alzò, si tolse il cappello davanti a tutti e disse:
No, Vostra Maestà, caro padre, non devi condannare il barbiere solo
perché ha detto la verità. Lascia che ognuno veda ciò che ho nascosto cosí
a lungo. Se il cielo lo vorrà, io sarò un buon re, con o senza orecchie
d'asino.

E in tal modo il barbiere del principe si salvò. Ma potete immaginare la
felicità di tutti, e specialmente del re e della regina, quando improvvisamente
si accorsero che il principe non aveva piú quelle grandi orecchie
grigie d'asino. Che cosa era successo? La terza fata, vedendo che il cuore
del principe non era superbo, aveva rotto l'incantesimo.
Come potete immaginate, ognuno fu contento di quel lieto fine. Il popolo
era contento, l'intera corte era contenta, il re era contento, il principe
era contento e, infine, naturalmente, anche il barbiere era contento. Dopo
tutto, per quella storia stava per rimetterci la vita.
Da allora gli zufoli che lo avevano tradito non cantarono piú il ritornello
sulle orecchie del principe, anche se ogni tanto i ragazzi, in gran segreto,
tentano di farglielo ripetere."

Fiaba tratta da 
ENCICLOPEDIA DELLA FAVOLA 
Fiabe di tutto il mondo per 365 giorni 
Raccolte da Vladislav Stanovsky e Jan Vladislav 
Edizione italiana a cura di Gianni Rodari 
Editori Riuniti (www.editoririuniti.it)

Quello che mi chiedo è: se il principe avesse saputo che la moglie del barbiere se la intendeva con il valletto del Re avrebbe tenuto ugualmente un comportamento leale ed onesto oppure la sua bontà è dipesa esclusivamente da una carenza di informazioni? La voglia di vendicarsi, insomma, dipende sempre e solo da una caratteristica del carattere oppure è influenzata dalle armi di cui si è in possesso?
La morale della favola è più chiara che mai: bisogna vivere rettamente senza mai accarezzare l'idea di una più o meno efficace ritorsione; ma nel mondo reale le cose, spesso, vanno diversamente, e raramente si resiste alla tentazione di restituire pan per focaccia a coloro che hanno tradito la nostra fiducia. 


A presto blog, a risentirci miei lettori.

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