C'è spazio sul comò

Siamo abituati a paragonare e rapportare le nostre azioni in riferimento ad unità di misura che, in quanto tali, riteniamo perfette ed immutabili: metafisici pilastri sui quali si regge una nostra realtà ideale che aspiriamo a conquistare e possedere, così da farla nostra per sempre.
Noi esseri umani siamo fatti così: per sopravvivere abbiamo bisogno di scomporre il mondo in categorie concentriche così da riuscire a ricomporlo quando, a causa di eventi catastrofici, rovinosamente cade a pezzi, creando una confusione ed un disordine che reputiamo inaccettabili. Una materialità stirata ed inamidata, la nostra, riposta ordinatamente in una miriade di cassetti, scaffali, armadi e contenitori che a loro volta contengono altri cofanetti, altri scrigni, tutti riempiti di pensieri e idee a volte importanti, altre sacrificabili e dozzinali.
Insomma, scomporre la realtà ci serve per comprenderla, ma pensare che la realtà viva in una dimensione di perfetta scomponibilità è pura follia.
Non possiamo pretendere di imporre la limitatezza del nostro agire categorico al caotico divenire dell'ambiente che ci circonda: non possiamo credere che quelle classi o specie, nate per banalizzare e semplificare l'universo in cui viviamo, possano davvero servire per risolvere ogni dubbio e per fugare ogni angoscia.
Non tutto è spiegabile attraverso l'appartenenza ad un insieme omogeneo di concetti e/o comportamenti.
L'esperienza ci ha insegnato che una donna può generare la vita così come toglierla qualora decida di impugnare un fucile e difendere la patria; ci ha fatto comprendere che un uomo può anche vestirsi da donna senza che ciò influisca sulla sua capacità di estasiare un pubblico con la sua voce; ci ha palesato che ci sono amori così forti e puri che restano e resteranno sempre tali nonostante la società, quella stessa società che crea le categorie per cercare di comprendere questo complicato pianeta, utilizzi queste sue creazioni, come strumento di discriminazione e, addirittura, come armi. 
Smettiamola di prenderci in giro...scegliamo piuttosto di accettare la mediocrità delle nostre considerazioni così da accogliere anche ciò che, a causa della sua sorprendete imperfezione, non può essere riposto in nessun cassettone perché semplicemente deve starne fuori, esposto, sotto gli occhi di tutti, così da insegnarci quella lezione che l'uomo del 2000 non ha ancora imparato: diverso non è solo bello, ma anche intimamente, squisitamente e perfettamente umano. 


A presto blog, a risentirci miei lettori.

P.S. Dedico questo articolo ad una mia amica speciale la quale, ogni giorno, riesce sempre più a farmi innamorare della sua rara ed unica essenza. Grazie Annalisa.

Commenti

  1. Condivido tutto!
    La diversità in qualsiasi ambito è sempre la condizione necessaria per stimolare cambiamenti, dinamismi, emozioni e in generale evoluzione. Anche in natura a livello fondamentale si osservano delle "asimmetrie", delle diversità intrinseche tra cose che all'apparenza sembrano uguali ed è invece proprio con l'esplorazione della diversità che si capisce la sua importanza.
    Gran bell'articolo Giox :)

    Pietro

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    Risposte
    1. Grazie mille "collega"! Sono lieto che questo mio articolo sia in linea con il tuo pensiero. Viva le asimmetrie, le unicità e le singolarità insomma!
      Alla prossima.

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