Prosaica-mente
La prosa è ignorante a volte, proprio non vuole capire che certe sensazioni hanno bisogno di collegamenti sintatticamente errati per essere esatti. Quella valanga di congiunzioni, preposizioni e proposizioni rischia di confondere la mente, anche quella di chi legge.
Per ogni emozione c'è, come dire, l'outfit giusto: la poesia è quello del dolore e della sofferenza.
Scrivere è un po' come partorire, anche se non sempre si è in grado di amare ciò che sgorga da noi stessi, soprattutto quando a salire a galla sono sentimenti dal sapore sgradevole.
La rime poi, anche loro tingono le parole di colori poco fedeli ai nostri stati d’animo.
A volte non ci resta che prendere le lettere ed adagiarle su un foglio, lasciando che sia il caso ad unirle in una forma originale e "monstruosa".
Immobile
Per ogni emozione c'è, come dire, l'outfit giusto: la poesia è quello del dolore e della sofferenza.
Scrivere è un po' come partorire, anche se non sempre si è in grado di amare ciò che sgorga da noi stessi, soprattutto quando a salire a galla sono sentimenti dal sapore sgradevole.
La rime poi, anche loro tingono le parole di colori poco fedeli ai nostri stati d’animo.
A volte non ci resta che prendere le lettere ed adagiarle su un foglio, lasciando che sia il caso ad unirle in una forma originale e "monstruosa".
Immobile
La tristezza sa di acqua salata e lenzuola aggrovigliate,
profumo di umidità e gambe irrequiete:
scompiglia, scapiglia e, infine, serra le ciglia.
E corrono le dita, fuggono via, atterrite.
Ascolti, rifletti, re-impasti,
aggiungi, e poi sottrai: del tè?
Tregue tradite, aggredite, infilzate,
cotte e divorate da un cuoco ignorante.
Un autunno fiorisce, angoscia,
sboccia di nero e crepitii:
scoppietta, freddo ed obeso, immenso.
E suoni piatti, tintinnano,
scarti di pane, sazietà e noia.
Solo io, sono io, immobile.
profumo di umidità e gambe irrequiete:
scompiglia, scapiglia e, infine, serra le ciglia.
E corrono le dita, fuggono via, atterrite.
Ascolti, rifletti, re-impasti,
aggiungi, e poi sottrai: del tè?
Tregue tradite, aggredite, infilzate,
cotte e divorate da un cuoco ignorante.
Un autunno fiorisce, angoscia,
sboccia di nero e crepitii:
scoppietta, freddo ed obeso, immenso.
E suoni piatti, tintinnano,
scarti di pane, sazietà e noia.
Solo io, sono io, immobile.
A presto blog, a risentirci miei lettori.
Sei riuscito a lasciarmi senza parole...ed io sono uno che parla in continuazione ... anche quando dovrebbe tacere ... invece oggi non ne ho, non ne ho per me, ma soprattutto non ne ho per te ... la verità è che, citandoti: "La tristezza sa di acqua salata e lenzuola aggrovigliate, profumo di umidità e gambe irrequiete: scompiglia, scapiglia e, infine, serra le ciglia. E corrono le dita, fuggono via, atterrite." ... Pur amando il tuo superbo modo di scrivere, di costruire le frasi e escrimere concetti con un uso appropriato della parole della nostra lingua, oggi sento di : "non sempre si è in grado di amare ciò che sgorga da noi stessi, soprattutto quando a salire a galla sono sentimenti dal sapore sgradevole."... perchè il dolore non mi piace, i sentimenti sgradevoli mi rendono triste ... soprattutto se so che a provarli è una persona speciale, una persona a cui tengo, un amico.
RispondiEliminaNon preoccuparti Mauro...sono solo momenti, e come tutti i momenti:
Eliminaa) Non arrivano senza una ragione
b) Passano molto in fretta.
Grazie per il commento.