Egotismo q.b. e poi in forno per 30 minuti

Quando il compromesso smette di essere veramente tale e si trasforma in vera e propria rinuncia?
Purtroppo non esiste un'unità di misura riconosciuta dal Sistema Internazionale, ma quando una sensazione di nera insoddisfazione pervade le nostre turgide e tumide membra, forse qualcosa non funziona come dovrebbe, forse qualche ingranaggio va oliato o addirittura sostituito, o forse quella vena così gonfia sul collo è solo sintomo di una semplice insufficienza cardiaca.
Il punto è che non si è mai del tutto liberi di cedere al proprio lato oscuro e di abbandonarsi alla rabbia perché (per fortuna?), puntuale come i chili di troppo a Natale, arriva quel maledettissimo Buon Senso ad elargire retti consigli senza che qualcuno glieli abbia mai chiesti: e si finisce, senza volerlo, col ragionare...si riprende in mano il computo alla ricerca dell'errore; si pesano, con la precisione di un chimico, parole e sensazioni; si passano ai raggi X idee convincimenti.
D'altronde solo buttandoci a capofitto nel tessuto sociale scopriamo come siamo fatti davvero: confrontarci e rapportarci con il prossimo ci regala la misura dei nostri pregi e dei nostri difetti, il che, ammettiamolo una buona volta, non è un dono da poco.
Volete sapere cosa ho scoperto io oggi? Che prima di fare colazione riesco a partorire un intreccio di proposizioni, principali e subordinate, che hanno un loro, seppur trascurabile, fascino.
Non è forse questo un buon motivo per gioire? Datemi pure dell'inguaribile ottimista, ma io credo proprio di sì.
Insomma, nessuno, nemmeno la grande Julia Child, ha mai svelato la corretta dose di egoismo da aggiungere ai rapporti: si vocifera che ne basti solo un pizzico, ma, come in ogni branca del sapere che si rispetti, non c'è unanimità di consensi a riguardo.


A presto Blog, a risentirci miei lettori.

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