Morali(smi) demodé

Come ho scritto nel primo post di questo blog, io non sono un giornalista, quindi non posso e non voglio entrare nel merito delle notizie di cronaca che, tutti i giorni, affollano i TG nazionali.
Ciò che posso offrire io è semplicemente una riflessione, a voce sommessa, su questioni generali o, se preferite, di ordine "primario".
Il must del momento pare quello di eccitarsi, quasi fino ad arrivare all'orgasmo, per le disgrazie personali che colpiscono i nostri "nemici". Probabilmente non c'è niente di nuovo in tutto ciò, e si tratta semplicemente dell'applicazione della vecchia regola per cui "in amore ed in guerra tutto è lecito". 
Come sempre, forse, quello strano e fuori posto sono io, ma la cosa, come alcuni di voi sapranno, non mi dispiace affatto. 
Io adoro competere, soprattutto verbalmente, ma solo quando riconosco che ne valga la pena: il più delle volte, purtroppo, mi ritrovo a dover ascoltare dei monologhi improvvisati pieni di offese che ovviamente esorbitano dal tema oggetto della controversia. In quei casi preferisco dichiararmi battuto e passare all'indifferenza più totale. 
In generale però il mio carattere curioso mi porta a capire, a conoscere ed, inevitabilmente, a scontrarmi. Diciamo che nell'ultima ipotesi non sono certo l'incarnazione della bontà: se perdo le staffe in modo serio (ma capita per fortuna molto raramente) entro in una modalità che definisco "pilota automatico", perché non mi fermo fin quando il destinatario della mia ira non è al tappeto. Ma anche quando perdo la mia consueta razionalità riesco a non superare mai un limite invalicabile che è quello del rispetto per le sofferenze altrui. Più o meno tutti abbiamo una parte del cuore riservata alle persone odiate, ma anche per costoro io non riesco a provare soddisfazione quando apprendo che qualcosa di veramente grave ha modificato in maniera irreversibile le loro vite. Un conto insomma è combattere ad armi pari, duellare e colpirsi, anche in maniera solo figurata; altro conto è pregare i numi che qualcosa di terribile si scagli sulle realtà dei nostri nemici, soprattutto quando ci sono di mezzo soggetti terzi ed innocenti. 
Questo "zoccolo duro" fatto di rispetto e di silenzio verso il dolore altrui l'ho sempre definito morale; oggi, nel 2014, quando parlare di diritti umani è frequente tanto quanto cambiare la biancheria intima, questo mio ragionamento è più semplicemente letto come moral-ismo. Tale voglia di negazione dell'altrui opinione (intesa in senso ampio), che pretende di trarre giustificazioni dal fatto che si tratti di un pensiero "strano" o forse addirittura "straniero", non è altro che una forma di xenofobia che, in quanto tale, va condannata.
Ci sono, purtroppo, ancora tantissimi "-ismi" nel mondo contro i quali bisogna combattere, ma forse, riuscire a tacere prima ancora che a perdonare, è già una innovativa conquista evolutiva che non tutti, a quanto pare, hanno la voglia di accogliere.



A presto blog, a risentirci miei lettori. 

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