La logica illogicità
Coerènte agg. [dal lat. cohaerens -entis, part. pres. di
cohaerere «essere strettamente unito», comp. di co-1 e haerere «essere
attaccato»]. – 2. fig. Che non è in contraddizione; usato assol., di persona fedele ai suoi principî o che agisce
in modo conforme al proprio pensiero.
Non essere in contraddizione con se stessi e con i propri principi è una sfida ardua, soprattutto quando l'alternativa è la gratuita, divertente ed eccitate oppressione delle idee del prossimo.
In questi giorni ho osservato con attenzione il contesto politico e sociale nel quale siamo immersi. Ciò che ho ricavato dal mio esame è che moltissimi individui hanno deciso di sposare non una, ma bensì due attraenti signore: l'incoerenza e la maleducazione.
La libera manifestazione del pensiero, espressa magistralmente nell'art. 21 della nostra Costituzione, è un diritto per l'ottenimento del quale hanno lottato e sono morte tante, troppe persone. Oggi, nel 2014, si è dimenticato, con superficiale facilità, quanto siamo fortunati a godere di certi "privilegi", considerandoli ormai dovuti, acquisiti e, come tali, solo degli accessori vintage da poter sfoggiare di tanto in tanto.
Si annuncia platealmente di provare ribrezzo nei confronti del conformismo, ma si esprime sdegno e schifo nei confronti di chi legge il mondo con occhi differenti dai propri; si professa una cieca fede nei confronti di questo o di quel partito politico, al solo scopo di trincerarsi dietro il preconcetto che ogni idea promanante dall'altra fazione sia sbagliata per definizione; non ci si confronta allo scopo di ascoltare ed imparare, ma di dilaniare, fisicamente o solo verbalmente, l'avversario.
Stiamo lentamente cuocendo in una zuppa i cui ingredienti principali sono l'ignoranza, la scortesia, la rabbia e una generosa dose di disgusto nei confronti di ogni manifestazione di diversità.
Ma la cosa veramente grave è che questi disvalori sono stati convertiti nei loro opposti: rispondere con villania, urlando come macachi durante la stagione degli amori, vuol dire solamente "avere carattere"; così come criticare la persona e non le opere di soggetto istituzionale, vuol dire semplicemente possedere coscienza politica.
Ma la cosa veramente grave è che questi disvalori sono stati convertiti nei loro opposti: rispondere con villania, urlando come macachi durante la stagione degli amori, vuol dire solamente "avere carattere"; così come criticare la persona e non le opere di soggetto istituzionale, vuol dire semplicemente possedere coscienza politica.
Viviamo in un mondo in cui la TV ci fornisce esempi di ragazzi e ragazze che non fanno altro che piangere e lagnarsi di fronte ad ogni singola difficoltà; un mondo in cui in un Parlamento si sventolano fette di mortadella, si beve, si dorme o si salta sulle sedie come nemmeno in un asilo nido; un mondo in cui non si perde mai l'occasione per fomentare l'odio ed aizzare le comunità a ribellarsi contro sopraffazioni spesso solo virtuali ed ectoplasmatiche.
Insomma, ci sarebbe molto da rivedere e tanto da ri-fare.
Come dice, però, la grande Cantantessa, "Zoccu ha statu aieri oggi forsi ca putissi riturnari si truvamu semi boni di chiantari". Il problema sta alla base: solo crescendo in un clima, familiare prima e sociale poi, dove soffiano potenti alisei portatori di educazione e di rispetto, possono sbocciare e maturare persone con (vero) senso critico.
Spero che, anche lentamente, inizi un processo di demolizione di questa normalità moderna, fatta di vizi, di preconcetti e di incoerenza.
Non si tratta di sogni irrealizzabili, solo bisogna ritrovare la memoria di ciò che eravamo e di ciò che possiamo essere, una memoria che, al momento, è seppellita chissà dove dentro il patrimonio genetico di ognuno di noi.
A presto blog, a risentirci miei lettori.
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